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Film

Il primo uomo

Regia: 
Gianni Amelio
Paese di produzione: 
Italia, Francia, Algeria
Anno: 
2011
Durata: 
98
Locandina: 
Sinossi: 

Adattamento del romanzo di Albert Camus, questo film ripercorre a ritroso le vicende di un personaggio, silenzioso e deciso, che ricerca nel proprio passato anche doloroso le convinzioni che lo hanno portato ad essere ciò che è nel presente. Lo stile del regista è come sempre asciutto ed elegante, evita inutili infarcimenti estetici e si concentra sulla pulizia e sull'efficacia dell'inquadratura. Protagonista è lo scrittore Jean Cormery che ritorna nella sua patria d'origine, l'Algeria, per perorare la sua idea di un paese in cui musulmani e francesi possano vivere in armonia come nativi della stessa terra. Ma negli anni '50 la questione algerina è ben lontana dal risolversi in maniera pacifica. L'uomo approfitta del viaggio per ritrovare sua madre e rivivere la sua giovinezza in un paese difficile ma solare. Insieme a lui lo spettatore ripercorre dunque le vicende dolorose di un bambino il cui padre è morto durante la Prima Guerra Mondiale, la cui famiglia poverissima è retta da una nonna arcigna e dispotica.

Io sto con la sposa

Regia: 
Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande, Khaled Soliman Al Nassiry
Paese di produzione: 
Europa e non solo
Anno: 
2014
Durata: 
89
Locandina: 
Sinossi: 

Un poeta palestinese siriano e un giornalista italiano incontrano a Milano cinque palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa in fuga dalla guerra, e decidono di aiutarli a proseguire il loro viaggio clandestino verso la Svezia. Per evitare di essere arrestati come contrabbandieri però, decidono di mettere in scena un finto matrimonio coinvolgendo un'amica palestinese che si travestirà da sposa, e una decina di amici italiani e siriani che si travestiranno da invitati. Così mascherati, attraverseranno mezza Europa, in un viaggio di quattro giorni e tremila chilometri. Un viaggio carico di emozioni che oltre a raccontare le storie e i sogni dei cinque palestinesi e siriani in fuga e dei loro speciali contrabbandieri, mostra un'Europa sconosciuta. Un'Europa transnazionale, solidale e goliardica che riesce a farsi beffa delle leggi e dei controlli della Fortezza con una mascherata che ha dell'incredibile, ma che altro non è che il racconto in presa diretta di una storia realmente accaduta sulla strada da Milano a Stoccolma tra il 14 e il 18 novembre 2013.

La mia classe

Regia: 
Daniele Gaglianone
Paese di produzione: 
Italia
Anno: 
2013
Durata: 
92
Locandina: 
Sinossi: 

Un attore impersona un maestro che dà lezioni a una classe di stranieri che mettono in scena se stessi. Sono immigrati che vogliono imparare l'italiano, per avere il permesso di soggiorno, per vivere in Italia. Arrivano da diversi luoghi del mondo e ciascuno porta in classe se stesso. Ma durante le riprese accade un fatto per cui la realtà prende il sopravvento. Il regista dà lo "stop", ma l'intera troupe entra in campo: ora tutti diventano attori di un'unica vera storia, in un unico film di "vera finzione": La mia classe.
Pronti a vedere un film di finzione siamo costretti ad accorgerci che la finzione c'è ma è tutta concentrata in Valerio Mastandrea che 'fa' il docente, mentre tutti gli altri sono veri immigrati ognuno con i propri problemi e le proprie aspettative.

La prima neve

Regia: 
Andrea Segre
Paese di produzione: 
Italia
Anno: 
2013
Durata: 
105
Locandina: 
Sinossi: 

La prima neve è quella che tutti in valle aspettano. Dani però non ha mai visto la neve, è nato in Togo ed è arrivato in Italia in fuga dalla guerra in Libia. È ospite di una casa famiglia a Pergine, paesino nelle montagne del Trentino, ai piedi della Val dei Mocheni.
Ha una figlia di un anno, di cui però non riesce a occuparsi. Dani viene invitato a lavorare nel laboratorio di Pietro, un vecchio falegname e apicoltore della valle, che vive in un maso di montagna insieme alla nuora Elisa e al nipote Michele, un ragazzino di 10 anni la cui irrequietezza colpisce subito Dani. Il padre di Michele è morto da poco, lasciando un grande vuoto nella vita del ragazzino, che vive con conflitto e tensione il rapporto con la madre e cerca invece supporto e amicizia nello zio Fabio e che riuscirà a stabilire con Dani un rapporto di reciproca comprensione.

Almanya - La mia famiglia va in Germania

Regia: 
Yasemin Samdereli
Paese di produzione: 
Germania
Anno: 
2011
Durata: 
101
Locandina: 
Sinossi: 

Dopo aver lavorato per 45 anni come "Gastarbeiter" (lavoratore ospite) Hüseyin Yilmaz annuncia alla sua vasta famiglia di aver deciso di acquistare una casetta da ristrutturare in Turchia. Vuole che tutti partano con lui per aiutarlo a sistemarla, ma le reazioni non sono delle più entusiaste. La nipote Canan poi è incinta, anche se non lo ha ancora detto a nessuno, e ha altri problemi per la testa. Sarà però lei a raccontare al più piccolo della famiglia, Cenk, come il nonno e la nonna si conobbero e poi decisero di emigrare in Germania dall'Anatolia.
L'escamotage della narrazione al piccolo di famiglia permette di sviluppare una alternanza tra un passato di difficoltà e una progressiva crescita operosa, senza perdere in ironia. Si tratta di un'opera che consente anche ai non esperti di storia e società tedesche di divertirsi e magari di fare produttivi paragoni con la situazione italiana.

La generazione rubata

Regia: 
Phillip Noyce
Paese di produzione: 
Australia
Anno: 
2002
Durata: 
94'
Locandina: 
Sinossi: 

Nel 1931 l'Australia ha due problemi principali. Da una parte i conigli, per difendersi dai quali è stata costruita una recinzione che taglia l'intero continente. Dall'altra l'esistenza degli aborigeni, che si pensa di "addomesticare" strappando i più giovani alle famiglie di appartenenza per deportarli in appositi "campi" di rieducazione dove dovranno imparare ad obbedire ai bianchi. Tra le vittime anche Molly, Gracie e Daisy Craig, tre bambine che decidono di fuggire percorrendo 1.500 chilometri per tornare a casa. Nonostante l'accanimento del funzionario predisposto all'attuazione del programma e gli sforzi della guida indigena incaricata di ritrovarle, due su tre ce la faranno. Il film è tratto dal romanzo di Doris Pilkington Garimara, basato su una storia vera. Nota di merito a parte per la fotografia di Christopher Doyle e per la dolente colonna sonora di Peter Gabriel.

Miracolo a Le Havre

Regia: 
Aki Kaurismäki
Paese di produzione: 
Germania
Anno: 
2011
Durata: 
93
Locandina: 
Sinossi: 

Il lustrascarpe Marcel Marx vive a Le Havre tra la casa che divide con la moglie Arletty e la cagnolina Laika, il bar del quartiere e la stazione dei treni. Il caso lo mette contemporaneamente di fronte a due novità di segno opposto: la scoperta che Arletty è malata gravemente e l'incontro con Idrissa, un ragazzino immigrato dall'Africa, approdato in Francia in un container e sfuggito alla polizia. Con l'aiuto dei vicini di casa e di un detective, Marcel si prodiga per aiutare Idrissa a passare la Manica e raggiungere la madre in Inghilterra.

Un giorno senza messicani

Regia: 
Sergio Arau
Paese di produzione: 
Usa Messico Spagna
Anno: 
2004
Durata: 
100
Locandina: 
Sinossi: 

In California in un giorno apparentemente qualsiasi, una nebbia fitta improvvisa avvolge i confini dello stato e le comunicazioni con l'esterno si interrompono. Contemporaneamente, scompaiono tutti i messicani. La moglie americana di un musicista non lo trova più e con lui il loro figlio maschio; il conduttore delle seguitissime previsioni meteo televisive non c'è più e una collega ne è visibilmente scossa. Insomma una parte fondamentale della popolazione californiana è scomparsa causando tracolli che vanno dalla sfera privata a quella socioeconomica.
Si tratta di un film divertente e intelligente che potrebbe essere ambientato ovunque esista un'immigrazione rilevante, un film abile nel mostrare come oramai gli immigrati siano parte di una società che non può prescindere da loro, evidenziandone le contraddizioni: da una parte i discorsi demagogici che rifiutano gli stranieri, dall'altra la realtà e la società che ne possono fare a meno.

Monsieur Lazhar

Regia: 
Philippe Falardeau
Paese di produzione: 
Canada
Anno: 
2011
Durata: 
94'
Locandina: 
Sinossi: 

Bachir Lazhar, immigrato a Montréal dall'Algeria, si presenta un giorno per il posto di sostituto insegnante in una classe sconvolta dal suicidio della maestra. Anche lui ha alle spalle un duro passato, con cui deve fare i conti. L'anno scolastico si trasforma in un'elaborazione comune del dolore e della perdita e in una riscoperta del valore dei legami e dell'incontro.
Il film è un racconto semplice, di grande e umana autenticità rappresentata in modo mirabile sia dal protagonista che dà il titolo al film che dagli allievi.
Monsieur Lazhar suscita commozione ma senza scivolare nel pietismo e permette di riflettere sulle ragioni - spesso drammatiche - che spingono molte persone a lasciare il proprio paese d'origine.

Cose dell'altro mondo

Regia: 
Francesco Patierno
Paese di produzione: 
Italia
Anno: 
2011
Durata: 
90
Locandina: 
Sinossi: 

Una città del Nordest d'Italia. L'immigrazione incide sul tessuto sociale. L'industriale Golfetto non la sopporta nella maniera più assoluta e scarica tutta la sua xenofobia in uno spazio a lui riservato nella tv locale che finanzia. Intanto fa ritorno a casa Ariele, un poliziotto con madre con Alzheimer e un tempo compagno della maestra Laura che ora attende un figlio da un africano. Un mattino però, dopo un fenomeno temporalesco anomalo, tutti gli extracomunitari e gli stranieri in genere scompaiono dal territorio. Bisogna arrangiarsi da soli.
Il debito con Un giorno senza messicani viene correttamente pagato sin dai titoli di testa. Perché l'idea di base è la stessa: là la California qui il Nordest, identica la sparizione. Le similitudini si fermano però a questo punto perché lo sguardo e il punto di vista divergono e non solo per ovvie diversità di latitudini, usi e costumi. Il film di Patierno trova la sua forza proprio nell'ignoranza che pervade il tessuto sociale traducendosi talvolta in violenza e che viene perfettamente esemplificata dal personaggio del taxista. Cose dell'altro mondo affronta il discorso della necessità della presenza degli immigrati per la stessa sopravvivenza del trend di vita proprio di coloro che più ne contrastano la presenza. Lo fa con i toni della commedia alternando la disinibita irruenza di un Abatantuono (che ogni tanto dimentica di interpretare un veneto e torna ad accenti milanesi) con la levità surrealmente efficace di Valerio Mastandrea, il quale interpreta un personaggio che si muove in una sorta di tempo sospeso in cui il compito primario sembra essere il reagire e non l'agire. L'esito è divertente e interessante. In più occasioni nella storia del cinema (e non solo) la commedia è riuscita a far arrivare a un vasto pubblico delle idee che il dramma o la riflessione 'alta' avrebbero costretto nella ristretta cerchia dei già convinti.

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