Tu sei qui

Terra e cenere

Autore: 
Editore: 
Einaudi
Luogo di edizione: 
Torino
Anno: 
2002
Traduttore: 
Babak Karimi

Recensione: 

Il breve romanzo dello scrittore afgano, che ora vive a Parigi, racconta il viaggio di un nonno con un nipote, nell’Afghanistan dell’occupazione sovietica degli anni Ottanta, per raggiungere Morad, il rispettivamente figlio e padre al lavoro in una miniera. Il pesante fardello che consuma l’anziano è il dovere di informare il figlio che la sua famiglia è stata cancellata dai bombardamenti e l’unico figlio rimasto, che porta con sé, ha perso l’udito. Il bambino, tuttavia, crede che sia calato all’improvviso il silenzio sul mondo e sulle persone, in un originale quanto straniante ribaltamento della prospettiva. Non sembra consapevole di quello che sia accaduto, si limita a voler giocare e a fare di testa sua, accanto ad un nonno che si è ritrovato all’improvviso la doppia responsabilità di un nipote che non riesce a gestire perché non vi è più possibilità di comunicazione e il dubbio su come comunicare al figlio la tragedia della famiglia. Il nonno proseguirà l’ultima parte del viaggio verso la miniera da solo, lasciando il bambino ad un buon uomo che si è offerto di prendersene cura fino a quando non farà ritorno. L’incontro con Morad in miniera non avrà luogo, perché quando l’anziano arriverà, scoprirà che la notizia è già arrivata, prima di lui. Cosa che in un certo senso lo solleva dal fardello. Morad è sopravvissuto alla notizia, in quel momento sta lavorando giù in miniera e non può essere raggiunto. Suo padre decide allora di andarsene senza rivederlo, sollevato, da un certo punto di vista, di non essere stato lui a dare per primo la notizia e dal fatto che Morad non sia impazzito nel conoscere la verità.
È significativo che il testo sia dedicato “A mio padre e a tutti gli altri padri che hanno pianto durante la guerra”: è un romanzo in cui le tragedie di due padri si incrociano, una, quella del nonno, che accompagna il lettore dall’inizio alla fine, l’altra, quella di Morad, che viene raccontata da chi gli era accanto quando è venuto a conoscenza della tragedia.
Questo racconto lungo (82 pagine) è un soliloquio di dolore sospeso nel tempo, in una atmosfera surreale, dilatata e spoglia, come ridotti all'essenzialità sono i sentimenti umani.

Autore della recensione: 
Silvia Camilotti
Presentazione: 

Il romanzo è presentato nella puntata radiofonica di Cammei il primo maggio 2009, Radio due regionale.