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Tisaura

Editore: 
Besa
Luogo di edizione: 
Nardò (LE)
Anno: 
2011

Recensione: 

Il romanzo di Pellegrini ritorna su una questione cara all'autore, l'emigrazione italiana all'estero. Sullo sfondo di tale tema si snodano le vicende di alcuni personaggi, Tisaura, Sideo, Morena, le cui vite sono attraversate da vicende di grande portata sulle quali il testo ha il pregio di far riflettere.
La generazione rappresentata da Pellegrini è figlia di quella dei minatori in Belgio, figlia di quegli emigranti che hanno sopportato lavori faticosi, sacrifici, miserie e malattie. Il nonno di Tisaura emigrò in America, suo padre e sua madre in Europa, la piccola rimase "nel mondo della nonna"(13).
Una delle caratteristiche che spicca sin da subito di Tisaura, protagonista principale del romanzo e che sembra quasi riempire ogni pagina di sé vista la netta caratterizzazione che di essa viene offerta, riguarda il suo rapporto bellissimo con la nonna: tra loro si crea una relazione speciale che vince gli anni e le distanze. Inoltre, entrambe hanno capacità al limite della chiaroveggenza, sono in grado di spingere il loro sguardo oltre il consentito e, in particolare Tisaura, sembra avere un rapporto privilegiato con la natura, con gli animali.
Sono tanti i temi che si incrociano nel testo: l'emigrazione che attraversa le vite di tutti, anche quella di Tisaura e dell'uomo che da sempre le è accanto, Sideo: da adulti si trasferiranno in America Latina, per il lavoro di quest'ultimo, seppure in una condizione privilegiata rispetto ai loro avi. La nostalgia, sentimento indissolubilmente legato all'esperienza migratoria, è un sentimento diffuso tra le pagine, che a qualcuno fa male (soprattutto a chi resta) ma che nella visione di Tisaura è intesa in senso costruttivo: "a Tisa invece la nostalgia non struggeva il cuore. Era un ricordo per domani, una raccolta di esperienze per avanzare. Lei non sapeva rimpiangere il passato. Cercava di renderlo presente. Rendere presente la persona che si ama. Anche se era convinta che esiste dentro ognuno di noi un punto vergine, incomunicabile, dove siamo sempre soli. Durante la lontananza può essere un rifugio per ascoltarsi e raccogliere gli inviti, i richiami, che giungono da ovunque. (35). Per Tisaura la nostalgia non si trasforma in un senso di vuoto: sono altre le carenze che la rattristano e indignano.
Infatti, la sua vita è caratterizzata dall'impegno coerente e profondo verso gli ultimi, è un personaggio che si indigna profondamente e cerca nel concreto, al limite della sconsideratezza, di contrastare ingiustizie e miserie. Sin dai tempi dell'università entra a far parte delle donne in nero, associazione pacifista che lotta contro le violenze che donne e bambini, in differenti contesti bellici, subiscono. Stringe profonda amicizia con Ester, ebrea e cittadina israeliana, che lotta per una terra in cui palestinesi e israeliani possano vivere insieme, seguendola in alcune iniziative di pace organizzate in Palestina, sempre accompagnata da Morena e Sideo.
In America Latina cercherà di impegnarsi nella favela, sebbene la sua battaglia possa sembrare - e per certi versi lo è, purtroppo - una lotta donchisciottesca.
Un ulteriore elemento fortemente caratterizzante tale figura è il suo rapporto con Morena, amica da sempre, con cui condivide momenti drammatici, destinati a lasciare il segno nelle vite di entrambe.
Pellegrini riesce, a partire da un tema così apparentemente lontano nel tempo quale è l'emigrazione italiana, ad attualizzarlo incrociandolo a vicende di portata internazionale, sostenute da grandi ideali per i quali molte persone - intra ed extra testo - hanno sacrificato e continuano a sacrificare le loro vite.

Autore della recensione: 
Silvia Camilotti