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Umbertina

Editore: 
Avagliano
Luogo di edizione: 
Roma
Anno: 
2001
Traduttore: 
S. Barolini, G. Maccari

Recensione: 

Un cerchio che si chiude. Potrebbe essere questa un’immagine che la lettura di Umbertina ispira. Un romanzo che dipinge, senza eroismi né compassione, una saga familiare che si snoda lungo quattro generazioni e che vede le donne motore degli eventi. Umbertina è una giovane calabrese che vive in un misero paese dell’interno, Castagna, e che da giovane sposa parte con il marito alla volta degli Stati Uniti, alla fine del XIX secolo.
Ai primi anni di stenti e sacrifici negli squallidi quartieri italiani newyorkesi, segue l’ascesa economica della famiglia Longobardi, che vede in Umbertina la principale, anche se non riconosciuta appieno, attrice. Uno dei passaggi da evidenziare riguarda proprio questo, ossia la maturata consapevolezza nella protagonista che, alla morte del marito, i meriti della scalata socio-economica della famiglia vengono attribuiti unicamente (e ingiustamente) a quest’ultimo.
Chi invece rende merito all’intraprendenza della donna è la nipote, Marguerite, e una delle due figlie, Tina. La prima, non troppo ben vista dalla famiglia per il suo carattere ribelle e anticonvenzionale, sente il bisogno di andare alla ricerca delle radici della nonna, in Italia, dove si stabilisce sposandosi con un veneziano. La sua vita sentimentale e professionale, a dispetto di quella degli altri membri della famiglia americana, sarà segnata dall’inquietudine e dall’insoddisfazione.
Una delle due figlie di Marguerite, Tina, nata in Italia, riuscirà invece a ricomporre questa frattura, trovando, dopo alterne vicende, un equilibrio tra i due mondi a cui appartiene, gli Stati Uniti materni e l’Italia paterna.
Questo romanzo ha molti meriti: primo fra tutti quello di svelare, attraverso la focalizzazione su una saga familiare, un’esperienza storica che ha coinvolto migliaia di italiani e su cui sino a non molto tempo fa non si è detto moltissimo. A ciò, si aggiunga che la prospettiva è tutta femminile, e dunque dà voce a coloro che all’interno del gruppo degli immigrati erano più nell’ombra, ossia le donne. Nel dare rilievo ad esse, l’autrice evidenzia, senza alcun sentimentalismo, la nostalgia ed il senso di vuoto che, in particolare in Umbertina, emerge soprattutto in vecchiaia e si acuisce sul letto di morte quando chiede un bicchiere d’acqua del ruscello del suo paese, che non ha più rivisto.
Nonostante la vicenda narrata si riveli, per la famiglia Longobardi, di indiscutibile successo, il romanzo non è una descrizione esaltata del self made man (o woman) che trova fortuna nell’America delle opportunità. C’è anche questo, ma non solo. C’è il razzismo nei confronti di chi porta un nome italiano, c’è il biasimo, seppure velato, di coloro che sono rimasti a Castagna e che lamentano l’indifferenza di chi è partito, c’è la miseria estrema nei quartieri delle grandi città, c’è l’isolamento dovuto alla mancata conoscenza della lingua (i nipoti di Umbertina non possono parlare con lei, che non ha mai appreso l’inglese) e c’è un senso di non appartenenza che, nel caso di Umbertina, si manifesta in vecchiaia.
In Marguerite e, per un certo periodo, anche in Tina, tale confusione esplode e si concretizza nel continuo spostamento tra due vite e due mondi distinti.
Il cerchio si chiude con la recuperata consapevolezza della giovane Tina che satura la ferita imparando a convivere con il suo passato, trovando il proprio luogo, fisico e metaforico, senza dover fare scelte dolorose a danno di una delle sue due appartenenze.

Autore della recensione: 
Silvia Camilotti
Presentazione: 

Il romanzo è presentato il 15 maggio 2009 nella trasmissione radiofonica della Rai regionale Cammei.

Pagine di...: 

LASCIARE L'ITALIA

Tinuzza è la ragazza delle capre, in un territorio dove esistono i contadini e il barone, sotto il re di Napoli e sotto il re d'Italia. Per cercare di migliorare l'esistenza si può solo andar via, pgg. 37-45
“Ogni passo rinforzava il senso del grande strappo che avevano dato alle loro vite” pgg. 68-77


L'ARRIVO

A New York, le sensazioni all'arrivo in una grande città, pgg. 80-85
“Fuori, all'aperto, gli occhi di Umbertina furono aggrediti dalla moltitudine degli edifici che li circondava ... tutti i suoi sensi erano martellati dal continuo rumore.”


VITA NEGLI USA

PARLARE UN'ALTRA LINGUA

Nel picnic annuale della famiglia, Umbertina, seduta nel prato sotto un grande olmo, aspetta che i figli stranieri dei propri figli, ormai mezzo stranieri anche loro, vadano a salutarla.
"Non poteva parlare con loro né loro con lei".
“Chi di tutta quella gente allegra, benvestita e spensierata sapeva qualcosa di ciò che avevano passato?”
pagg. 174 - 177