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Minerali clandestini ,campagne per la tracciabilità

Minerali clandestini, campagna per la tracciabilità

di Andrea Trentini

Coltan, tantalio, tungsteno e tanti altri: sono le materie prime con cui è fatta la nostra elettronica e che provengono dalle zone di guerra dove ad estrarle sono uomini, donne e bambini senza diritti e ridotti in schiavitù.

 

Il contrabbando
Questi minerali vengono definiti clandestini perché il loro traffico è gestito da compagnie senza scrupoli e da mafie internazionali.

L’unica regola vigente è quella del contrabbando e il consumatore diventa così ignaro corresponsabile di sfruttamento dei lavoratori, violenza e conflitti. «Organizzandoci, cominciando a svolgere azioni di lobby positiva, possiamo trovare i canali per farci ascoltare, per cambiare il corso delle cose» dice Eugenio Melandri, coordinatore di Chiama l’Africa. «Ad esempio  chiedendo una normativa internazionale chiara per la tracciabilità dei minerali come il coltan, norme che mettano fine ai conflitti, agli interessi, alle violenze e alle guerre per la ricchezza».

 

Il boicottaggio
La campagna propone anche il boicottaggio dei prodotti che propongono materiale “insanguinato”. Un modo per porre fine al traffico illegale di coltan è responsabilizzare le imprese che si trovano nella parte finale della filiera. Se le imprese fossero costrette a esporre pubblicamente tutti i passaggi seguiti dai loro minerali, dall’estrazione all’ingresso nei loro stabilimenti, di sicuro non userebbero più il coltan proveniente illegalmente dal Congo. Di conseguenza il traffico si esaurirebbe per mancanza di mercato. Tra le altre azioni suggerite ai consumatori: comprare telefonini e strumenti elettronici solo quando è necessario, riciclare l’usato, scegliere i prodotti il più possibile certificati, fare azioni di lobby presso produttori e politici.
Le regole UE
La pressione internazionale è tanta e l’Unione Europea ha pensato ad una normativa che prevede di istituire un sistema di autocertificazione per gli importatori comunitari di stagno, tantalio, tungsteno e oro.

 

 Ma il testo proposto nel marzo 2014 non soddisfa le associazioni perché, appunto, le imprese europee non sarebbero obbligate a non comprare i minerali insanguinati, ma solo invitate a farlo. Inoltre la richiesta di autocertificazione riguarda solo gli importatori e non tutte le imprese interessate da questo mercato a rischio».
Proprio per chiedere
La campagna Minerali Clandestini, ideata da Chiama l’Africa e da Cipsi, è partita proprio per chiedere un progetto di regolamento in modo da sostituire lo schema di auto-certificazione volontaria con un regime obbligatorio per le imprese, affinché rendano pubblicamente conto di ciò che hanno fatto circa l’applicazione del dovere di diligenza alle loro catene di approvvigionamento, in conformità con la Guida OCSE. Inoltre si chiede di ampliare il campo d’applicazione delle imprese coperte dal progetto, finora limitato agli importatori, alle fonderie e alle raffinerie.
E’ possibile firmare la raccolta di firme avviata su Change.org  che chiede norme chiare sulla tracciabilità dei minerali utilizzati per i prodotti elettronici, quelli informatici e per i cellulari.

Tratto dall’articolo di Beatrice Salvemini dalla rivista ‘AAM Terra Nuova’ - www.aamterranuova.it

 

Rivisto da Andrea Trentini, Centro di Educazione alla Pace di Rovereto.