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Una risposta civile ad un atto incivile

di Alessandro Bezzi
(di Kaleidoscopio scs)

Il fatto è quasi paradossale: un atto di violenza razzista ha dato la possibilità di avviare un percorso di incontro. Il tutto è avvenuto nella nostra città: Trento.

 

Dell’assurdo atto di violenza hanno parlato in maniera approfondita i media cittadini. Alcune molotov per diverse sere, l’ultimo episodio è di fine maggio, sono state lanciate su un’area abitata da una famiglia di sinti  vicino all’ex Motorizzazione civile di Piedicastello. La prima, logica, reazione dei residenti è stata la paura.

 

 

Nelle campine e nei camper vivono alcune decine di persone (una famiglia allargata) con molti minori e alcuni anziani. I sinti vivono in quest’area da diversi anni, nonostante la zona sia priva di servizi. Non hanno di fatto alternative all’abusivismo. L’area è isolata, ma la famiglia Held è ben conosciuta a Trento. I bimbi frequentano le scuole, alcuni giovani lavorano in diverse realtà economiche della città,  alcuni vivono in casa ma qui tornano quando si incontrano con il resto della numerosa famiglia.

Sono dei sinti, che pur tra mille (milioni) di difficoltà, stanno cercando un modo “nuovo” e ”moderno” di vivere e conservare la propria cultura. Uno dei capofamiglia, Alessandro, anima da anni le attività dell’Associazione Sinti del Trentino, che assieme a Nevo Drom Trento (rappresentata da Mirco Gabrieli) ha accettato la sfida del confronto con la società maggioritaria (i Gagè). Le due Associazioni partecipano alle attività della consulta provinciale per l’inclusione dei sinti e in questi anni, sostenuti e aiutati da altre realtà del territorio, hanno avuto varie occasioni di incontro e confronto sul tema sinti.

Qualcuno ha visto questa famiglia come un nemico e per varie notti li ha terrorizzati con delle bottiglie piene di benzina. Un paio di queste hanno preso fuoco, fortunatamente i danni sono stati lievi. Alla prima fase di paura è seguita la ricerca di una risposta ed è questa, a mio parere, la parte più interessante di tutta la vicenda.

La risposta delle famiglie non è stata quella di accusare nessuno, non è stata la minaccia o la violenza. La risposta è stata quella di mostrarsi e di cercare chi li sosteneva. Assieme a varie realtà della città è stato scritto un comunicato e organizzata una manifestazione. Il comunicato tra le altre cose dice: “Portiamo nelle piazze la nostra voglia di costruire una città aperta e solidale, dei diritti e dell’inclusione. Una città capace di costruire gli anticorpi sociali ad ogni forma di razzismo e discriminazione”.

La camminata è partita dal campo abusivo ed è arrivata fino in piazza Duomo, nel cuore della città. Vi hanno preso parte circa 200 persone, sinti e non sinti. Qualcuno ha suonato la chitarra, qualcun altro ha tenuto in mano una fiaccola.

E’ stata una risposta di civiltà ad un atto incivile.