Assia Djebar, pseudonimo di Fatma-Zohra Imalhayène, (1936-2015) nasce da famiglia berbera a Cherchell in Algeria (l’antica Cesarea dei tempi romani che per cinque secoli fu la capitale della Mauritania). Prima donna algerina ammessa all’Ecole Normale Supérieure, si laurea a Tunisi, partecipa alla guerra di liberazione e si fa conoscere ben presto come romanziera. Con l’indipendenza dell’Algeria, arriva anche la difficoltà a pubblicare le sue opere e l’esilio a Parigi. I nazionalisti algerini la condannano perché scrive in francese, la lingua dei coloni. I suoi temi sono quelli dell’emancipazione della donna nel mondo islamico ed in particolare nella società algerina. E’ nota anche come regista cinematografica (Premio della critica internazionale al Festival del cinema di Venezia nel 1979). Negli anni ’90, mentre in Algeria infuria la guerra civile, decide di trasferirsi negli Stati Uniti. Dal 1997 è docente e direttore del Center for French and Francophone Studies della Louisiana State University e dal 2001 insegna lingua e letteratura francese alla New York University. Prima donna del Maghreb ad essere accolta, dal 2005, nell'Académie française. Assia-consolazione Djebar-intransigenza, è morta nel 2015 a Parigi, ma per sua volontà viene sepolta a Cherchell dove era nata. Tradotti in italiano sono apparsi già molti suoi testi: ne indichiamo alcuni.
Queste voci che mi assediano. Scrivere nella lingua dell'Altro, Milano, Il Saggiatore, 2004.
Bianco d’Algeria, Milano, Il Saggiatore, 1998.
Andare ancora al cuore delle ferite, Milano, La tartaruga, 1997.
Lontano da Medina, Firenze, Giunti, 1993.