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Come diventare italiani in 24 ore. Il diario di un'aspirante italiana

Editore: 
Barbera
Luogo di edizione: 
Siena
Anno: 
2010


Recensione: 

Il secondo romanzo di Laila Wadia punta su una delle strategie retoriche più praticate nella sua scrittura: l'ironia. La protagonista, un buffo alter ego della scrittrice, racconta le sue vicissitudini dopo l'emigrazione in Italia, a Venezia, e da lì a Trieste. La struttura riflette quella di un diario, con i luoghi e le date che accompagnano la parabola migratoria della giovane indiana protagonista che affida alla scrittura dubbi e domande sugli italiani che incrocia. La caricatura, a cui spesso ricorre, dei personaggi (anche intere famiglie) sortisce effetti comici che ironizzano su alcuni luoghi comuni: la famiglia veneziana di vegani che la obbliga a una dieta a base di seitan per farla sentire a casa, ma che la nostra ignora e non apprezza affatto è solo uno degli esempi. Wadia accentua le caratteristiche dei personaggi tratteggiati nel libro, tutti gravitanti intorno all'io narrante, quasi delle macchiette, fornendo occasione ai lettori di rispecchiarsi in essi e ridere dei propri difetti. Ironizzare su stereotipi e luoghi comuni è una efficace strategia per contrastare quella tendenza eurocentrica di cui a fatica i lettori italiani (o occidentali, per ampliare il raggio) riescono a liberarsi. Con questo diario lo sguardo si rovescia, gli italiani sono oggetto di descrizioni e commenti che vanno dall'ingenuo all'ironico e hanno così occasione di riflettersi nello sguardo di una non-italiana, che arranca nel suo processo di "italianizzazione", che probabilmente non vedrà mai fine, vista la complessità e le contraddizioni che ogni espressione culturale possiede. Il quoziente di italianità della protagonista, (QI) oscilla infatti paurosamente da situazione a situazione, in relazione ai "successi" o meno che realizza. La parte finale del libro presenta una sorta di appendice, un piccolo manuale che accompagna il lettore in ogni ora della giornata con un suggerimento su come diventare italiani. Citiamo l'ultimo: "Ore 4: imparare a sognare come un italiano doc. Gli italiani sognano forse più degli altri - ed è probabilmente questo l'elisir del paese. I poveri sognano di vincere la lotteria, i ragazzi sognano un lavoro fisso, i vecchi sognano di arrivare a fine mese con la pensione sociale, i ricchi sognano la residenza a Montecarlo, ma tutti gli abitanti del Belpaese sognano di vincere nuovamente il mondiale e di tornare alla cara vecchia lira e ad un mondo dove tutto costava la metà, persino questo libro. P.S. Il mio medico di famiglia sostiene che se hai più di cinquant'anni e nemmeno un acciacco, vuol dire una sola cosa: che sei morto. Suppongo che lo stesso valga per una nazione". (p.148)

Autore della recensione: 
Silvia Camilotti