Riprendiamo alcuni spunti da "Inventarna kniga na socializma" (Inventario del socialismo), di Georgi Gospodinov e Yana Genova, libro che raccoglie una serie di foto di oggetti che caratterizzavano la vita quotidiana nel periodo che precedette la fine dell'epoca comunista in Bulgaria, scritto in cirillico.
La raccolta risveglia tanti ricordi in chi ha vissuto, come me, la propria infanzia negli anni ’80. Non si può dimenticare il giorno in cui si indossava per la prima volta il cappello bianco con lo stemma del leoncino davanti, insieme alla cravatta azzurra diventando così un “ciavdarce”: il più giovane membro dell’organizzazione comunista dei bambini tra 6 e 9 anni. In seguito si diventava pioniere e la cravatta azzurra veniva sostituita con quella rossa.
Gli stessi oggetti erano presenti in ogni casa perché in quei tempi non si poteva scegliere come arredare la casa, tutti avevano più o meno le stesse poche cose che si potevano trovare nei negozi.
Uno degli attrezzi più importanti per arrostire i peperoni e varie altre verdure era il “chiuskopek”, l’attrezzo domestico principe per la preparazione della stagione invernale. D’inverno si trovavano poche verdure di stagione, pertanto la base culinaria dei piatti cucinati durante l’inverno erano le verdure preparate e conservate nei barattoli. Ogni famiglia aveva il suo “segreto”, quali verdure mescolare, in quale quantità, che spezie aggiungere, quanto tempo bollire i barattoli, insomma c’era una vera “filosofia” dietro a una della principali attività domestiche estive: la preparazione delle conserve per la stagione invernale.
L’unico modello di salvadanaio che esisteva nell’epoca comunista: si chiudeva a chiave e i genitori ne erano custodi. Per metterci dentro un paio di “stutinchi” si portavano le bottiglie e i barattoli di vetro vuote e pulite ai centri di raccolta specializzati. Le poche monete che si ricevevano finivano nei salvadanai.
Uno degli attrezzi più sofisticati assieme alla macchina per le proiezioni dei film. Il momento più bello del fine settimana era l'“home cinema”: i papà appendevano uno schermo bianco sul muro, tiravano le tende e iniziava la proiezione dei cartoni animati russi – “Nu pogodi” soprattutto.
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