La condivisione del cibo come pretesto per incontrarsi. Una prima gioiosa serata
Ravina è un sobborgo curato e moderno dall'altra parte del fiume, sotto la severa montagna che domina Trento. Vi si arriva con un lungo rettilineo, via al Desert, dove sorgono alcune vecchie caserme della città. In una di queste sono ora ospitati più di trecento richiedenti asilo. Gli abitanti di Ravina che sfrecciano verso casa li vedono animare la strada camminando a gruppi o in bicicletta, giovani uomini per lo più africani. Li vedono salire sugli autobus "e a noi ne toca pagar" commentano alcuni. Proprio a Ravina il 1 dicembre Il Gioco degli Specchi ha organizzato una cena, ospite di Epicentro nella sala polifunzionale di via Filari Longhi 4, un pasto semplice, gratuito o quasi, a offerta per coprire le spese; vi hanno collaborato il circolo culturale L' Allergìa, Progetto 92, le associazioni Amici di Gio e Amici dei senzatetto, la Fondazione Comunità solidale e Kaleidoscopio. È la prima di una serie di cene, a periodicità mensile, con piatti preparati dagli immigrati, ma anche dagli italiani, con tutte le loro diversità regionali. Le persone si incontrano non solo per mangiare ma per condividere storie e parlarsi, per creare un momento d'incontro fra residenti e nuovi arrivati, in un ambiente informale e rilassato. L'iniziativa del 1 dicembre ha radunato 70 commensali, giovani, vecchi e bambini in una cena gradevole e animata.
Alcuni abitanti di Ravina, più curiosi, hanno visti da vicino e hanno sentito i nomi dei giovani uomini forse incrociati per strada: Sekou Bakary Bali Alpha Keita.. e ne hanno gustato alcuni piatti. Certo le parole e il dialogo non bastano: "le parole sono una fonte di malintesi" abbiamo scritto, citando l'autore del Piccolo Principe, sull'agenda che abbiamo regalato a Fabio per festeggiare tutti insieme il suo compleanno, arricchita da un messaggio di auguri di ciascuno dei presenti. Non serve dire nulla, spiega la volpe, per diventare amici, solo sedersi ogni giorno un po' più vicino.. E il 1 dicembre le persone si sono sedute vicino, hanno incominciato a mettersi in rapporto. Non tutti proprio fianco a fianco, in qualche tavolo si sono raggruppati famiglie per parlare la loro lingua, in un altro vecchi amici in confidenza. Però sono venuti, con curiosità e senza pregiudizi. Certo il moni non ha incontrato molto come dolce, ma non ci è rimasto male Sekou, sempre sorridente e così felice di mangiarselo, quasi di nuovo bambino. Noi intanto abbiamo capito cosa significa quella sicura tranquillità che permette di dire: "siediti, fratello, c'è da mangiare per tutti". Avevamo fatto la spesa con preoccupazione, 70 persone a cui offrire qualcosa, " ma no, mama, spendi troppo!". E miracolosamente abbiamo visto moltiplicarsi il sugo del pollo, certo
ora non sono pezzetti di carne adagiati su un letto di cous cous, ma è un buon sugo di pollo saporito a puntino. Quello che abbiamo mangiato lo trovate nelle ricette, quello che abbiamo imparato è ben di più e ci fa tornare all'umanità nei rapporti, quando si possono accogliere le persone senza irrigidirsi perchè non si erano preannunciate e noi non abbiamo la 'fettina' per tutti! Eppure i nostri vecchi ce l'avevano insegnato: val pu 'n piat de bona cera che tuti i piati del mondo.
Le ricette del 1 dicembre 2017
Ai fornelli Sekou Baldé, Bakary Dembele, Bali Sidibè