Chen Cao avrebbe voluto vivere come poeta e traduttore, traduce sì, ma solo libri polizieschi e lavora come ispettore capo di polizia a Shangai. È questo il personaggio di Qiu Xiaolong che anima molti suoi romanzi, un uomo colto che cita poesia ad ogni piè sospinto, quando non la compone.
In questo testo, il settimo della serie, l'autore affronta il tema dell'inquinamento, la dedica è infatti “Per i laghi e i fiumi inquinati della Cina”.
Il lago Tai era la terza riserva d'acqua dolce del Paese, grande più di sei volte il nostro lago di Garda e dissetava due milioni di persone. Ora nessuno può usare la sua acqua, pericolosa addirittura al contatto o mangiare le tre specialità bianche per cui il lago una volta era famoso. La sua acqua è di un intenso e meraviglioso verde, ma si tratta di una melma tossica perché duemila industrie vi scaricano ogni giorno milioni di tonnellate di sostanze nocive. Gli impianti di depurazione ci sono, ma per aumentare i ricavi non vengono usati.
Un racconto agile ci porta a inseguire un assassino, a captare suggestioni di amore e di amicizia, a guardare nei piatti di una cucina raffinata, ma soprattutto a riflettere su altri crimini e su un disastro ambientale che per proporzioni e per moventi non è solo cinese.
Un poliziesco impegnato che apre una finestra sugli sconvolgenti cambiamenti della società cinese in bilico tra comunismo e nuove possibilità di arricchimento individuale.