Siamo in monastero nell'Atlante algerino dove vivono alcuni monaci benedettini, nel silenzio, nella preghiera, nel lavoro. Si occupano della popolazione del luogo, specie delle sue necessità sanitarie, nel pieno rispetto gli uni della fede degli altri, nella confidenza di una antica consuetudine.
L'equilibrio si rompe quando sulla scena si affaccia un gruppo di terroristi e da allora la vita dei monaci è in pericolo.
Il titolo italiano tradisce il significato originario e complesso del titolo francese, lo stravolge banalizzandolo, fa intravvedere un'intenzione agiografica che il film non ha. Mentre "uomini di Dio" preannuncia dei martiri per la fede, "Uomini e dei" sottolinea la dimensione umana e la relazione con il divino, comune sia alla comunità dei monaci sia a quella islamica del territorio in cui si trovano. Una vita profondamente religiosa e un grande amore per l'umanità, che supera tutte le differenze, anche culturali.
Xavier Beauvois è stato sollecitato a fare questo film da un produttore cattolico, ma ha raccontato con sobrietà ed equilibrio una vicenda realmente accaduta in Algeria nel 1996, quando sette monaci francesi sono stati sequestrati da uomini della GIA (gruppo islamico armato) e poi assassinati. Documenti recenti dicono che le forze armate algerine non furono estranee alla tragica conclusione.
Quasi a dimostrazione, se fosse necessario, che i credenti di ogni fede possono facilmente convivere mentre il fanatismo religioso si muove per altre strade, tra interessi di ogni sorta e politica di basso profilo.
Presentato a Cannes ha vinto il Grand Prix speciale della giuria.