Delicatissimo davvero questo albo illustrato della sorprendente Giusy Mondani, al suo primo lavoro in quest'ambito; lo riconosce la stessa protagonista della storia, Liliana Segre.
È lei la nonna Liliana, la nostra grande testimone di un'Italia razzista che l'ha consegnata, come molti altri nostri concittadini, alla Germania dei lager di sterminio.
Sua è la storia che qui, con poche parole sobrie viene raccontata, in modo delicato, ma senza tacere niente.
Poche parole per raccontare la vita a Milano prima delle leggi razziali italiane del 1938, il tentativo di fuga col padre in una Svizzera che li respinge, il lungo viaggio di deportazione. Poche ancora per il campo di sterminio, ma che fanno rabbrividire, più efficaci e incisive di molti dettagli. Sempre con attenzione al punto di vista della giovane protagonista, al suo vissuto, al suo sguardo.
Questo racconto essenziale si inserisce in un disegno che con altrettanta semplice profondità ci fa vedere la piccola e poi la giovane Liliana nella sua vita milanese, nella tragedia che l'ha travolta, nel rientro in Italia, anch'esso difficile, nel prevalere della vita.
Un disegno a tratto di matita, che si ispira alle fotografie della famiglia Segre, dettagliato e insieme evocativo, con piccoli particolari di per sè caldi e suggestivi, il gatto, il giocattolo..., altri minacciosi, i numeri 'urlati', le ombre...
Perfino i sentimenti trovano la via silenziosa per farsi sentire, anzi 'vedere'. Non c'è certo bisogno della dedica "alla memoria di Alberto Segre e al coraggio di sua figlia Liliana" per capire il profondo legame padre-figlia. Basta vederli, mano nella mano, vedere l'abbraccio, la carezza, l'angoscia di quell'allontanamento.
Felice l'intuizione di introdurre un unico caldo colore nel grigio uniforme, l'arancione, a sottolineare di volta in volta qualche particolare, importante o meno, a dare luce, quasi speranza, alla pagina. Ad accompagnare con quel marchio di fiocco nei capelli la vicenda umana della nostra senatrice a vita, amata e stimata.
Segnaliamo questo albo per l'alto valore della testimonianza di Liliana Segre, qui offerta da Giusy Mondani alla lettura degli adulti e alla capacità di comprensione dei bambini.
Dopo questi eventi si è continuato a dire: mai più!, con il punto esclamativo, ma ormai in modo ipocrita. In realtà è un dovere continuare a ricordare il nostro passato razzista per riconoscere nel nostro presente quotidiano il ripetersi di azioni indegne degli uomini.
Gli occhi di nonna Liliana hanno visto nella Milano del 1938 "occhi conosciuti che guardano solo in giù" e nell'Italia del dopoguerra "sguardi conosciuti e amichevoli scegliere di guardare altrove".
Questo albo torna ad invitare a guardare dritto in faccia il razzismo, quello delle parole come quello dei fatti, e a condannarlo e a ostacolarlo. Perchè se i crimini sono di pochi, sono i molti con la loro indifferenza a permetterli.