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I signori del cibo. Viaggio nell'industria alimentare che sta distruggendo il pianeta

Editore: 
Minimum Fax
Luogo di edizione: 
Roma
Anno: 
2016


Recensione: 
Secondo previsioni dell'Onu, nel 2050 saremo 9 miliardi di persone sulla Terra. Come ci sfameremo, se le risorse sono sempre più scarse e gli abitanti di paesi iperpopolati come la Cina stanno repentinamente cambiando abitudini alimentari? Stefano Liberti ci presenta un reportage importante che segue la filiera di quattro prodotti alimentari - la carne di maiale, la soia, il tonno in scatola e il pomodoro concentrato - per osservare cosa accade in un settore in cui anche il cibo viene regolato con norme finanziarie per macinare enormi profitti a vantaggio di pochi. Il cibo è diventato una qualunque merce e dal 2007 è in balia della finanza, dato che il capitale speculativo investe anche sul cibo, stabilendo costi indipendenti dalla realtà.
Si tratta di un'indagine globale durata due anni, che continua quella sul land grabbing, seguendo in tutto il mondo il percorso del cibo, con interviste ad ogni interlocutore possibile. Dall'Amazzonia brasiliana dove le sconfinate monocolture di soia stanno distruggendo la più grande fabbrica di biodiversità della Terra ai mega-pescherecci che setacciano e saccheggiano gli oceani per garantire scatolette di tonno sempre più economiche, dagli allevamenti industriali di suini negli Stati Uniti a un futuristico mattatoio cinese, fino alle campagne della Puglia, dove i lavoratori ghanesi raccolgono i pomodori che prima coltivavano nelle loro terre in Africa.
Nel più grande mercato all'aperto del mondo, quello di Accra, nel settore del cibo non c'è niente di fresco: confezioni, scatolette e sacchi dall'estero. Nell'area del pomodoro, un banchetto sotto l'ombrellone della ditta Maggi, vende scatolette di pomodoro con la bandiera italiana ma di origine cinese.
Da quando il Ghana a metà degli anni '90 ha ridotto i dazi doganali per ottenere prestiti, su imposizione del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, è stato sommerso da un diluvio di prodotti esteri.
Se prima era il maggior produttore di pomodoro, ora il settore è in abbandono pur con una domanda interna alta: arriva in massa dall'estero il pomodoro concentrato. Dal 1998 al 2003, in cinque anni le importazioni di concentrato di pomodoro aumentano del 650% (FAO).
Nello stesso periodo i produttori europei invece continuavano a godere di sovvenzioni alla produzione e di rimborsi per le esportazioni che andavano a coprire il 50% dei costi.
Il pomodoro concentrato viaggia dalla Cina all'Europa per finire ritrasformato in Africa e spodestare gli agricoltori locali
Le campagne del Ghana si spopolano, aumenta il proletariato urbano, si intensificano le migrazioni.
Prince Bony, 30 anni, da 10 anni lontano dal suo paese, vive nei ghetti pugliesi. E raccoglie pomodoro.
I tonni sono pescati nel Pacifico e vengono venduti a un dollaro o un euro a lattina in occidente. Da quando i baschi nel 1956 hanno esteso all'Africa i loro areali di pesca, si è avviata una nuova era per la pesca: sono stati fatti accordi con i vari governi e sono apparsi pescherecci supertecnologci e con costose reti a circuizione, con gravi dani per i pescatori locali e mettendo a rischio tutte le specie ittiche.
La soia è nata in Manciuria cinquemila anni fa, ora colonizza intere distese del Mato grosso minacciando la foresta amazzonica, crea la ricchezza di mega aziende, di proprietà anche di emigrati italiani, nascono nuove città in un clima esaltante da pionieri di una nuova frontiera,
La soia va agli allevamenti intensivi americani dove gli animali sono stipati come polli e i loro escrementi creano interi laghi di smaltimento, lagune non solo puzzolenti man anche velenose per gli antibiotici gli additivi gliormoni gli insetticidi con cui si difendono gli animali dalle malattie. In queste zone vivono gli americani poveri che non possono spostarsi, si tengono feci e urine, mentre i maiali vengono venduti ai cinesi. La Cina importa enormi quantità di carne di maiale ed ora una grande azienda cinese ha inglobato la maggiore produttrice americana.
Qualcuno cerca di reagire con un sistema integrato agricoltura/allevamento, sia negli USA sia in Cina, si tratta ancora di nicchie, ma in crescita.
 
I brasiliani usano le loro terre per produrre soia che viene ingurgitata dai maiali allevati industrialmente che la Cina ha importato dagli Stati Uniti; i cinesi usano le loro campagne per produrre il concentrato di pomodoro che verrà esportato in Africa o servirà da base al ketchup negli hamburger che i fast food come McDonald's vendono in tutto l'Occidente - e che stanno cominciando a spopolare anche in Cina.
Stefano Liberti documenta quattro esempi di un sistema alimentare sempre più in balìa degli interessi dei grandi gruppi e sempre meno attento alla sostenibilità delle risorse e agli equilibri socio-ambientali. Cibi uguali in tutto il pianeta vengono prodotti dove costano meno da aziende-locusta. Si è ovunque costretti a lottare per la sovranità alimentare.
I principali sconfitti di questo modello sono i piccoli contadini, dai produttori di soia cinesi messi fuori gioco dalla concorrenza delle esportazioni brasiliane, ai contadini, sempre cinesi, costretti a produrre pomodoro per l'estero con coltivatori che lavorano a cottimo, bambini compresi, utili le loro mani piccole, agli agricoltori del Ghana gettati sul lastrico dal concentrato italiano e cinese.
"Ma i grandi sconfitti siamo anche noi consumatori costretti a nutrirci di cibi che, congela e bolli, sono sempre più insipidi, nella prospettiva di avere cibo abbondante e a prezzi stracciati, senza tenere in nessun conto i costi sociali, ambientali e culturali."
Si impone una conclusione chiarissima: l'ambiente viene devastato dai consumatori.