Questo libro si legge d'un fiato, la struttura narrativa è semplice, lettere che rimbalzano dalla Sardegna all'Argentina, da Buenos Aires a Olai. Siamo all'inizio del '900. Grazia parte per raggiungere il marito ed i fratelli, i suoi tre figli nascono argentini, mescolano con naturalezza tre lingue. La sorella Antonia resta con la madre e anche quando questa muore non potrà mai raggiungere i familiari perchè malata di epilessia e dunque non ammessa nel paese.
Situazioni note, vicende prevedibili, sono però i particolari che coinvolgono irresistibilmente nel racconto. Il carro che si allontana alla partenza, le storie raccontate sulla nave, il ricrearsi lontano del paese. La sorella 'argentina' che si sente nuda senza il vestito tradizionale, quella sarda che parla con affetto del 'suo povero nemico', il prigioniero austriaco di cui si innamora. Grazia che dall'altra parte dell'oceano si preoccupa della sua buona fama, Antonia forte e determinata a chiedere rispetto per le sue scelte e i suoi sentimenti, lei che sembrerebbe la più debole e fragile per la sua condizione di vita oltre che per la malattia.
Su tutto il senso di lutto di cui si colora ogni migrazione e che qui viene espresso con pudore, sottolineato solo dalla triste musica di un ritornello sempre ripetuto alla fine di ogni lettera: “....che mai ti dimentica.”
Al di là della tristezza di chi non si rivedrà più c'è un lutto ben reale, perchè la Grande Guerra è arrivata a sconvolgere le vite, porta lunghi elenchi di caduti, menomazioni e disturbi mentali in chi rientra. Crea problemi di coscienza agli emigrati che sono chiamati dalla propaganda nazionalista a salvare la patria “in quei monti lontani dove l'Italia finisce”. Con questa espressione pregnante l'autrice parla di quei luoghi in cui i sardi vanno a dimostrare la loro 'balentia' morendo.
Gli uomini sono sempre presenti ma come uno sfondo di paesaggio, in mezzo a una folla di paesani, in Argentina lavorano, a volte lontano, nelle grandi estensioni della estansia – tanca, nelle solitudini della Pampa, si innamorano del tango e delle milongueras. In primo piano, oltre alle due sorelle, altre due figure di donna, di diverso peso sociale, la padrona e la maestra, benevolenti, 'caridadosas'.
Ne risulta un quadro completo e profondo della vita intima delle persone e del momento storico in cui si situa
Dalla grande emigrazione alla vita di sardi e italiani in Argentina, dalla Grande Guerra fino al nascere e all'affermarsi del fascismo: le lettere sono datate, dal maggio 1913 al febbraio 1928.
Degno di rilievo il linguaggio utilizzato, parole semplici per adesione ai personaggi, ma anche come mezzo espressivo di chi ha raggiunto la maturità di un'espressione essenziale. Parole dense di significato: sono sarde a volte, ed è Antonia che ricorda e trasmette alla sorella e alla nipote la ninna nanna e la ballata dei briganti. È spagnolo che si mescola all'italiano, ed è Grazia che si allontana dalla lingua madre e si immerge sempre di più nel nuovo ambiente.
Questo testo intenso si chiude con la perdita di questa consolazione della parola: per le due sorelle non è più possibile scambiarsi liberamente le notizie in un'epoca in cui ormai agisce la censura.
Non possono più andare in libertà da una parte all'altra dell'oceano le semplici parole di due sorelle “che mai si dimenticano”.
Il testo è andato in onda su RAI International nel 1999.
la lingua
"Cosa ti può promettere uno che non parla la tua lingua, uno straniero? " pag. 65
"Demetrio... mescola tutte le lingue della famiglia nostra perché di giorno gli parlo italiano e di notte gli canto anninnias in sardo e Antonietta e Gavino parlano in spagnuolo e italiano" pag. 107
"Antonietta.. è una bellezza vederla parlando e scrivendo italiano e spagnuolo, svelta in tutte e due" pag. 126
"Francesco..si è fatto preciso a uno di qui anche nel parlare e la lingua nostra se la sta dimenticando" pag. 136
(Grazia)"..la Pampa è come un Campidano che no se acaba" pag. 148
"Sette barcas in mare", la ninna nanna sarda, pag. 34, "In su portale e domu", pag. 57, "Nugoresos fachide grande festa", la canzone sui banditi, pag. 198
passim
la pace
"Nemico non mi è lui ma chi mi critica. Ci siamo capiti con una mirada." pag. 66 sg
".. e pensando che possono avere ammazzato altri nemici buoni come a lui mi viene da sputare sulle medaglie. Che onore ha un uomo a uccidere un altro uomo che non conosce e che non gli ha fatto niente?" pag. 99 sg.