Il racconto richiama in modo esplicito il famoso "Dagli Appennini alle Ande" di Edmondo De Amicis. Non è Marco che da Genova si imbarca per Buenos Aires per raggiungere la madre che vi lavora. È Yousef che dall'Atlante marocchino viene in Italia perché non ha più notizie della madre emigrata.
L'autrice ha ricalcato il famoso racconto del “Cuore” non certo a caso: un popolo che ha conosciuto nella sua carne le ferite della migrazione deve essere capace di vedere quanto ora in Italia sta accadendo, il dolore di chi parte e di chi resta, della lontananza, dell'impossibilità di comunicare. Anche qui la paura del viaggio e la solitudine di un ragazzino, lo sfruttamento, ma anche la vicinanza umana di qualcuno.
Il testo è magnificamente illustrato in bianco e nero da Francesco Chiacchio, con un tratto evocativo, a volte cupo, sempre di grande lirismo.