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Società

In Trentino ci sono molti progetti e associazioni impegnate

Abbattere i muri che ci dividono e costruire spazi di conoscenza

L’esempio dell’Oratorio S. Antonio, che riunisce tante persone intorno alla tavola

di Alejandro Carrion Leòn

Quelli che come me sono nati negli anni Ottanta si ricordano appena del significato dei muri, dei confini. Uno dei nostri ricordi d'infanzia è la caduta di uno di quei muri, una notte in cui la democrazia, e il capitalismo, iniziò il suo passaggio fino all’Europa orientale. Esplorando altri ricordi della mia infanzia, non compare né il passaporto né controlli al confine la prima volta che ho attraversato i Pirenei provenendo dalla Spagna con destinazione Francia. Tre decenni dopo la nascita della mia generazione, tante persone percepiscono i muri solo come elementi che costituiscono uno spazio accogliente: la loro casa. Un sguardo indietro ci invita a ricordare che lo stesso anno in cui l’Europa permetteva il libero transito di persone e merci, l’ accordo di Schengen finanziava con soldi pubblici al confine tra Ceuta (Spagna) e Marocco il primo di molti “muri della vergogna” che sarebbero arrivati. L’Europa ha precisato che questo spostare all’esterno le frontiere interne per proteggerle, serviva per la sua crescita, per la sua “unità”. Secondo Amnesty International, già nel 2015 l’Europa contava 235 chilometri di staccionate di confine. La globalizzazione si serve di muri per impedire a certe persone di partecipare alla vita di chi vive dentro i canoni del sistema produttivo, mentre assicura il benessere di quelli che rimangono, tranquilli, all'ombra dei nuovi muri alzati. Seguendo l’esercizio di introspezione dalla nostra infanzia fino ad oggi, la nostra vita quotidiana nella città ci fa notare l’esistenza di altri muri: non si tratta di muri invisibili o di vetro trasparente che permettono di vedere oltre; si tratta di gravi problemi che riguardano le persone: discriminazione, razzismo, marginalità ...

La fisionomia dei muri creati nella mente della persone è varia e onnicomprensiva. Questi muri, queste separazioni, si alzano là dove la politica di separazione ufficiale degli stati è fallita, là dove il cittadino comune deve affrontare le nuove realtà e agisce: la maggior parte delle volte nascono dalla paura e dalla non conoscenza dell’altro, del migrante. Ma non dobbiamo dimenticare che i muri, e ancora più quelli ideologici, si possono saltare, distruggere o, semplicemente, possono cadere col tempo. Oggi non possiamo, come a Berlino, uscire in strada col martello in mano per mettere fine a qualcuno dei problemi che condividiamo. I nostri muri sono persone con nomi, inquietudini e famiglie, anche con sorrisi. Un altro tipo di azione ci è richiesta, un’azione che chiede di più a noi, in cui il contatto tra le persone è indispensabile e in cui il primo bisogno è iniziare la conoscenza reciproca. La nostra regione, Trentino-Alto Adige, per fortuna, conta una buona linea di base di progetti e associazioni, impegnati a far fronte alla lotta contro questi muri invisibili attraverso esperienze basate sulla semplicità degli atti di condivisione. L'Oratorio Sant’Antonio a Trento, con la collaborazione di Cinformi e di Trentinosolidale Onlus, ha sviluppato da mesi un progetto in cui una decina di richiedenti asilo ha imparato a lavorare in cucina, acquisendo capacità e competenze lavorative. Il punto finale di questa esperienza è stato il 17 dicembre 2016 con una cena natalizia nell'Oratorio Sant’Antonio. I muri, in questa occasione, sono serviti per creare un spazio di dialogo e scambio, uno spazio che invitava a conoscere non solo chi cucinava, ma anche a fare pratica di un esercizio, a volte così privato, come condividere uno spazio sul tavolo, luogo di confidenza e intimità. Seduti intorno a un tavolo scopriamo che non siamo così diversi né così lontani e che i muri non solo servono per separare, ma che possono servirci anche come spazi di unione, di conoscenza e coesione. Lontani, e a volte impotenti, dalla “grande” politica internazionale, dobbiamo iniziare il nostro compito di costruzione e revisione dei muri che ci circondano. Dobbiamo lavorare per distruggere questi muri invisibili che ci separano, ma non per questo smettere di alzare nuove entità, nuovi spazi, che servono per l’incontro, la conoscenza reciproca e lo sviluppo di una vita sociale in cui non esiste più una separazione - gli altri e noi - per potere costruire un futuro basato su relazioni di uguaglianza.