Con lo scopo di salvare i migranti dall’annegamento nel Mediterraneo, Axel Steier e la ONG tedesca Mission Lifeline hanno lavorato per anni per raccogliere fondi, fino a riuscire, insieme ad altre due organizzazioni spagnole, a comprare una nave e partire. Nella loro città, Dresda, l’idea trova molti sostenitori ma altrettanti nemici, e poi c’è la dura realtà che li attende in mare: dalle barche di profughi che affondano sotto i loro occhi ai colpi di arma da fuoco della milizia libica. Per due anni il regista ha seguito Axel e il suo team, tra la Germania e il Mediterraneo, dove l’impegno a salvare persone dalla morte certa si trasforma in lotta per l’ideale europeo. La nave della ONG è stata alla ribalta delle cronache quando, nel giugno 2018 con 234 naufraghi a bordo, fu una delle prime a dover cercare per giorni un porto e un paese che le permettesse di attraccare. La formula del documentario esclude il rischio di "finzionalizzazione" e per questo risulta ancora più diretto , con momenti di concreta tensione come quando avviene un incontro/scontro con una imbarcazione libica che rivoleva i migranti indietro. Un documentario che andrebbe diffuso capillarmente, in quanto spazza via ogni retorica evidenziando il rischio reale che i soccorritori corrono, gli ostacoli che devono affrontare (anche ben prima di partire e che non sono solo rappresentati da gruppi politici avversi ma anche dalle istituzioni e dal pensiero diffuso nella gente di cui il documentario offre uno squarcio molto duro, perlomeno a Dresda) e le condizioni che uomini, donne e bambini affrontano alla ricerca di una opportunità migliore