Si tratta di un testo scritto nel 1999 e tradotto solo nel 2011, da Mesogea, casa editrice che da anni si occupa di far conoscere ai lettori italiani autori appartenenti alle sponde del Mediterraneo.
Nasce dalla reale esperienza di "irregolare" dell'autore, giornalista in Marocco, che ha sperimentato per tre anni la clandestinità, il lavoro nero, la paura e la misera, nonchè la nostalgia del ritorno. Ritorno che intra e extra testo avverrà, ma senza, perlomeno intra testo, i successi che ogni migrante spera di conquistare, esibendo i frutti delle sue fatiche a casa.
Una riflessione, quella di Nini, che illumina le esperienze di milioni di migranti, dando voce alle illusioni, alle aspettative e alle amarezze che tale condizione implica e impone a chi la vive. L'Europa, ancora una volta, mostra il lato peggiore, che rifiuta ma sfrutta, che chiude da una parte ma richiede lavoro clandestino dall'altra. Sulla decisione del ritorno si incentrano le ultime pagine del diario, che ben esprimono lo stato d'animo e le condizioni che un immigrato reso invisibile dalla sua condizione amministrativa subisce:
"dovevo tornare, come qualsiasi uccello migratore che lasci le regioni fredde per trasferirsi al caldo. L'Europa è fredda come l'occhiata che ti lancia un vicino arrogante in ascensore. La nostalgia ha il sopravvento sull'immigrato. Sfida, in un duello all'ultimo sangue, chiunque le faccia un affronto. Io sono lo sconfitto che torna al paese. Con molti strappi muscolari alla schiena e le dita callose, che vanno bene per tutto tranne che per scrivere. Torno, quantomeno, con delle buone scarpe. Mi sono stancato di stare sempre sul chi vive. Voglio uscire di casa senza doverlo fare. E passeggiare con qualcuno senza che una macchina della polizia mi si fermi alle spalle, senza dover dare spiegazioni per una passeggiatina, senza chiedere permessi. Mi sono stancato di passare il tempo a nascondermi come un idiota. E di correre quando è il caso di darsi alla fuga. Voglio guardarmi intorno e vedere persone che mi assomigliano. Voglio che nessuno trovi strano il mio aspetto. Che le donne non mi intimidiscano e che i bambini non mi guardino a bocca aperta. Voglio andare a letto senza dovermi alzare più e più volte durante la notte per controllare che la porta sia ben chiusa e che la cartella dei documenti sia sotto il letto" (p. 189)
Rachid Nini, nel momento in cui stiamo scrivendo queste righe (dicembre 2011) si trova in prigione in Marocco per aver compiuto un reato d'opinione.