Tu sei qui

La città nello specchio

Editore: 
Zandonai
Luogo di edizione: 
Rovereto
Anno: 
2010
Traduttore: 
Silvio Ferrari


Recensione: 

È un libro di memorie e di atmosfere, da cui emerge a tessere di mosaico l'immagine di una famiglia con tutte le sue ramificazioni (“ho già versato una discreta quantità di cenere in questa enorme urna di famiglia”) e insieme di una lunga epoca storica. Non c'è un racconto avventuroso, una storia d'amore avvincente, un mistero da chiarire, ma non si riesce a staccarsi da queste pagine di grande letteratura, fitte anche di continue riflessioni sulla scrittura, sulle sue modalità espressive, sul suo significato. Un io narrante riflette continuamente, interrompe il ritmo e le vicende, offre il ricordo di una infanzia in campagna, del piccolo villaggio di L., della locanda di Trebinje, dello splendore di Dubrovnik, del vecchio treno che vi arriva. Lo si segue poi adolescente e giovane nei suoi studi, nei tentativi letterari, negli amori, in altri luoghi e città, a N. in Montenegro, a Belgrado, a Klek in Voivodina. Si intravvedono le sue attività di adulto e la sua opera di letterato. C'è la grande storia che riaffiora attraverso le vicende personali, le stratificazioni nel tempo e le mescolanze di popolazioni sul territorio, le guerre e il dissolvimento dell'impero austroungarico, le vicende che portano alla costituzione della repubblica jugoslava e ad una organizzazione socialista. Su tutto predomina la fotografia di tre generazioni di una famiglia, il nonno Mato che finirà la sua esistenza in campo di concentramento, gli amati nonni materni, nonna Jelica e le sue lunghe storie, nonno Tomo, la loro casa e il loro villaggio punto di riferimento ancora per il giovane adulto. La visione si allarga a vari zii e zie di quelle numerose famiglie. Al centro il rapporto intenso con la madre, donna forte e ammirevole e una figura particolare, importante e fuori del comune: il padre. L'autore lo dice espressamente: il tema che sto trattando è il mio luogo natio. Per questo hanno tanta importanza le case in cui ha vissuto, specie da bambino, quella pietra che gocciola acqua, la pietra che piange, vicino alla casa dei nonni, la casa da cui si è stati allontanati e che si va a rivedere, quasi in pellegrinaggio, dopo anni di una vita in città difficile da sopportare. Il tema però che scorre sotterraneo nelle storie di queste vite, che si consumano ognuna chiusa nel proprio destino, è quello della transitorietà e della morte. Bellissima e luminosa l'immagine della giovane sposa che fugge per le strade di Dubrovnik, bellezza che si accende nel volo mortale di una cometa che precipita verso il mare nella sua maestosità: “ciò che aveva in mente la sposa riuscì a realizzarlo con suprema eleganza: si staccò dalla roccia e prese il volo come un enorme gabbiano, come l'angelo nel racconto della bisnonna Petruša.” Questo libro di famiglia si chiude con un episodio di grande intensità emotiva, la visita del giovane protagonista al padre, ricoverato in sanatorio. Entrambi sanno che si vedono per l'ultima volta. “Il tempo stava ormai scadendo, tutto era passato, anche questa giornata volgeva al termine; il sole scivolava dietro gli alberi in lontananza, lo splendore del tramonto resistette ancora un poco, poi anche gli ultimi raggi si spensero, e in breve le ombre svanirono nel silenzio del crepuscolo; sarebbe lentamente scesa la notte, trasformando quell'angolo sperduto di mondo in cui era relegato mio padre in una fortezza delle tenebre.”

Autore della recensione: 
Maria Rosa Mura