I romanzi di Jarmila Ockayová e Gabriella Ghermandi, Occhio a Pinocchio e Regina di fiori e di
perle, rappresentano una fase avanzata della letteratura della migrazione e contribuiscono alla
riflessione sul tema dell'identità italiana, a partire dal confronto con opere della tradizione letteraria
nazionale a cui i romanzi delle due scrittrici si ispirano: nel caso di Occhio a Pinocchio, da uno dei
classici italiani per eccellenza, Le avventure di Pinocchio, in quello di Regina di fiori e di perle da
Tempo di uccidere di Ennio Flaiano, romanzo tardivamente riscoperto.
Questi romanzi invitano a riflettere sul concetto di identità italiana in tanti modi: riproporre da parte
di un'autrice-donna-straniera un classico come Pinocchio, icona culturale italiana, crea un efficace
- quasi disorientante - rovesciamento di prospettiva. Il Pinocchio di Ockayová soffre la sua
molteplice appartenenza (è di legno, ma non ha i fili di un burattino, nasce dal bosco, ma aspira
a far parte del mondo degli uomini) e diviene vittima delle esigenze altrui di classificazione e assimilazione.
Il romanzo di Ghermandi rivisita invece in maniera inedita la memoria coloniale italiana e dunque
la percezione del colonialismo che da essa è derivata: l'immagine stereotipata dell'italiano buono
e civilizzatore, che tanto ruolo ha e ha avuto nella costruzione dell'immaginario nazionale, viene
messa in crisi nel romanzo corale della narratrice italo-etiope.
Tali scritture non solo contribuiscono a una presa di coscienza del proprio sé e della propria storia
da parte delle autrici, ma invitano i lettori italiani a vedersi rispecchiati in occhi altrui, a guardare
criticamente se stessi e la propria memoria selettiva e rimossa, intraprendendo un percorso di conoscenza
di sé e dell'"altro" necessario alla costruzione di relazioni libere da pregiudizi.