Lo studioso si sofferma con parole chiare sull’abusato concetto di identità, illustrando come non ci sia potere politico e anche religioso che oggi non parli di identità e della opportunità o della necessità di difenderla, affermarla, valorizzarla. Remotti ben illustra come l’identità sia un luogo comune, una nozione verso la quale non si adotta alcun atteggiamento critico, un vero e proprio mito moderno che afferma rigidamente un noi circoscritto in opposizione all’altro da sé.
L’identità diventa quindi una potente arma di difesa, che funziona nel senso della chiusura e
riduce la complessità e gli intrecci della realtà che ne esce così inevitabilmente impoverita.