Tu sei qui

Il mare davanti

Editore: 
Piemme
Luogo di edizione: 
Milano
Anno: 
2016


Recensione: 

Erminia Dell’oro ritorna sui temi a lei cari, guardando a un pubblico per il quale ha già scritto molto, quello dei più giovani. In realtà questo testo è adatto a ragazzi, più che ai bambini, e si caratterizza per la linearità della narrazione, la scorrevolezza della storia, senza tuttavia togliere nulla al dramma che racconta, pur non scivolando in toni stucchevoli, compassionevoli o strappalacrime. È la lucidità che rende questo romanzo incisivo nel raccontare la storia di un giovane come molti, che ha un nome, una famiglia, una laurea presa con tanti sacrifici nel suo paese, dei sogni.

Erminia Dell’oro scrive, come recita il sottotitolo, la storia di un giovane eritreo, con cui condivide i natali: sono nati entrambi ad Asmara, con la differenza che Erminia è nata da una famiglia italiana che poi è ritornata in Italia mentre Tsegehans, detto Ziggy, è nato anni dopo, nel 1980, e avrebbe avuto davanti una vita tutt’altro che facile. Con un testo come questo, che ricorda le prime pubblicazioni in cui uno scrittore o giornalista italiano “dava voce” a un immigrato, potrebbero risollevarsi questioni critiche già molto discusse, in primis l’autorialità e l’ambiguo ruolo dello straniero come “informante nativo”. Noi, in questo caso, vogliamo lasciare da parte queste diatribe letterarie per valorizzare un testo che racconta di un paese che ha una lunga storia condivisa con il nostro, ma di cui si sa poco. Lo stesso protagonista, arrivato in Italia dopo vicissitudini dolorosissime, si stupisce del fatto che nessuno conosca il suo paese. Si sa poco sia di quella storia che di quanto accade oggi in Eritrea, un paese il cui popolo e i cui giovani soffrono carenze di libertà e diritti umani che restano inascoltate dalla comunità internazionale, ambiguamente connivente con il regime. Parla in questi termini un eritreo recluso nel terribile campo di detenzione del suo paese di Sawa: “Volete sapere cosa sta dicendo un funzionario dell’ambasciata eritrea negli Stati Uniti?” disse un giorno, portando la radio all’orecchio. Ridacchiava. “O forse l’ambasciatore? Dice che in Eritrea non ci sono problemi, tutte frottole, non ci sono prigionieri politici, non c’è violazione dei diritti umani, tutta propaganda negativa. E noi chiusi qua dentro cosa siamo? Fantasmi? Allucinazioni?” (p. 42)

Il romanzo si apre in nome del 3 ottobre: quello del 2013, in cui sulle coste di Lampedusa sono affogati 360 uomini, donne e bambini, per la maggior parte eritrei, quello del 2015, in cui Ziggy racconta la sua storia a Erminia e quello del 2007 in cui è sbarcato a Lampedusa A leggere un testo del genere si comprende ulteriormente la spinta di questi uomini e donne, la consapevolezza di andare incontro alla morte, che tuttavia non li ferma: “Avevamo visto i telegiornali, i barconi affondati, i sopravvissuti che raccontavano di viaggi drammatici, sapevamo tutto, ma niente avrebbe potuto fermarci” (p.60). Inoltre, a spiegare ulteriormente le ragioni della fuga, semmai dopo una lettura del genere ce ne fosse ancora bisogno, è la situazione dell’Eritrea oggi: “A volte pensavo alla luce di Asmara, quella luce che ci accoglieva ogni giorno dell’anno. Ma era inutile pensarci. Se non fossimo stati traditi da chi ci aveva promesso libertà e giustizia, non saremmo fuggiti (p.90). Emerge l'immagine di un paese che, dopo 30 anni di resistenza contro Haile Selassie, imperatore etiope che aveva annesso forzatamente l'Eritrea, si illude di aver ottenuto la libertà che viene invece ancora tradita. Un romanzo dunque che non crea solo empatia nei lettori, ma che offre un quadro storico importante, valorizzando la dignità e la forza di un popolo e dei suoi giovani che ora vedono nella fuga l'ultima possibilità di sopravvivenza.

Autore della recensione: 
Silvia Camilotti
Pagine di...: 

Reclusione e barriere: Europa, Italia, Francia, Eritrea: "erano sempre i confini, i maledetti confini, la causa delle nostre detenzioni" (p.83) , confini che siano imposti da un dittatore, o quelli dei centri di accoglienza europei.