All’indomani dell’indipendenza del Kosovo, in un piccolo paese sul confine si tengono le elezioni per il sindaco. Gli albanesi sono 1362, i serbi 1177. Cosa accade se a essere eletto è un serbo che vuole andare d’accordo con gli albanesi? Succede che a Belgrado non va per niente bene, e mandano un nuovo sindaco che continui a soffiare sul fuoco della rivalità etnica. Il suo arrivo non porta solo scompiglio politico, ma stravolge le vite dei protagonisti.
“Vivo per questo” è un viaggio in una Babele metropolitana di colori, culture, suoni e voci. E' la storia di un bambino e di una famiglia sempre in bilico sull'orlo della legalità. Una storia che parte veloce su una tavola da skate, correndo sui marciapiedi di Tor Pignattara inseguita da negozianti inferociti, con Roberto detto Kyashan e Napoleone, amici inseparabili. Una storia che segue le movenze irresistibili della breakdance con Crash Kid, amico e mito scomparso troppo presto.
Rileggendo in chiave rap elementi di poetica, Amir Issa fa scoprire ai ragazzi che le canzoni che ascoltano dal cellulare sono anche il risultato di un esercizio linguistico. Educazione rap, oltre a essere il racconto delle esperienze peculiari vissute da Amir nelle scuole e università, è anche uno strumento per un percorso che mette al centro gli studenti e la parola, le emozioni e la lingua, la vita e l’esercizio.
Non è semplice trovare le parole adatte per descrivere i rapporti tra italiani e stranieri. Così come non è semplice individuare il senso stesso della parola “straniero”, quando quel senso vive dentro confini che la legge e la cultura di adozione non reputano mai propri fino in fondo. “Razzismo” è una parola fraintesa, abusata, rifiutata. Suscita immaginari che nella società italiana sono difficili da guardare. La negazione è dietro l’angolo, la soluzione sfugge.
Marco Balzano ritorna, dopo la felice parentesi di Resto qui, a uno dei temi cui ha dedicato la gran parte dei suoi testi: la migrazione. In questo specifico caso la prospettiva non guarda alle migrazioni interne, bensì allarga a una dimensione internazionale che coinvolge Italia e Romania, con un approccio che trova un giusto equilibrio tra dimensione introspettiva e fattuale.
Una storia di riscatto, solidarietà e tenacia. Ahmed Malis, un ragazzo di origine egiziana, figlio di genitori immigrati a Milano negli anni Ottanta, ama disegnare ed è un vero prodigio autodidatta. La sua famiglia, però, non ha abbastanza disponibilità economica per mandarlo all’Accademia d’arte e sogna per lui un futuro solido, non certo da artista. Ahmed frequenta insieme ai suoi fratelli il centro di aggregazione giovanile CDE Creta, molto attivo nel quartiere milanese del Giambellino.
Vite di ragazzi che hanno lasciato o stanno per lasciare il paese di origine guidati da una speranza cieca e tenace sono quelle raccolte in questo libro, esordio di Angela Tognolini che invita i lettori a riconoscere in quelle parole i volti che incontrano quotidianamente per strada o in televisione e a dare loro una vita, una storia, una dignità.
“Da dove vieni?” È questa la domanda che un insegnante pone ai suoi studenti. La classe è composta per metà da bambini stranieri, alcuni dei quali arrivati da poco in Italia. Il quesito, solo apparentemente banale, impegna tutti in un’appassionante ricerca su se stessi, una vera e propria investigazione sulle proprie origini, sulla propria leggenda familiare.
«Che strano destino quello delle persone di origini cinesi in Italia! Si era passati dalla paura per il possibile contagio di famigliari e amici in Cina, alla preoccupazione per il razzismo e le discriminazioni nella vita quotidiana e, una volta che l’epidemia si era spostata in Italia, alla paura del contagio per se stessi e i propri cari.»
"Il giardino dei frangipani" racconta la vita di Kumari, giovane orfana indiana immigrata in Italia. In un susseguirsi di traversie, la protagonista arriverà a domandarsi, sulle orme di James Joyce: «Torneresti mai a vivere nella tua città d'origine?» La risposta è una domanda aperta al lettore: «L'ho mai veramente lasciata?» Con questo romanzo post-coloniale, l'autrice scava nella "doppia assenza" e nella "doppia appartenenza" in cui vivono tanti cittadini del mondo d'oggi, sospesi tra una madrepatria lontana, e forse neanche mai vista, e una nuova identià.