Tu sei qui

Come un tessuto. Intrecci di mondi

Editore: 
Edizioni del Faro
Luogo di edizione: 
Trento
Anno: 
2022


Recensione: 

Come nella tradizione che ha origine negli anni Novanta, anche questo libro è l'esito di una collaborazione, anzi potremmo dire amicizia profonda, tra una persona immigrata in Italia e una italiana le cui strade si sono incrociate al punto che l'una ha raccolto la voce dell'altra per farne una pubblicazione. I protagonisti sono Diada, un giovane maliano che ha attraversato un pezzo d'Africa, il mar Mediterraneo e risalito la penisola fino a Trento e Lilli, che nelle sue esperienze di volontariato ha incontrato questo giovane pieno di determinazione e buona volontà, ospitandolo come se fosse un membro della famiglia, poiché, forse non nuoce ribadirlo, sentirsi genitori non passa necessariamente per il sangue ma per le relazioni che si costruiscono. Ecco qui la parabola di Diada, che è certamente la sua personale ma che è lo specchio di quello che succede a migliaia di altre vite, che non hanno la possibilità di raccontarsi e che per questo risultano invisibili, ma che fuggono da situazioni insostenibili, mettono in gioco tutto, dato che "Se arrivo, arrivo. Se rimango qui, magari un giorno muoio lo stesso..." (p.57).

Diada non aveva alcuna intenzione di partire, aveva una famiglia, un lavoro, una vita serena; tuttavia la Storia lo ha travolto, e lo spiega bene illustrando le conseguenze dell'implosione della Libia anche sul suo paese, che poi lo ha portato a non avere nulla da perdere e rischiare il tutto per tutto.

Nonostante la sua parabola felice, non smette mai di pensare alla sua terra e lo fa in modo concreto, cercando di avviare delle attività che possano creare una briciola di futuro e di possibilità di rientro. Non risparmia nemmeno critiche agli effetti del colonialismo e del razzismo ancora presente, denuncia la disparità tra chi vive da una parte e dall'altra del Mediterraneo, di come le vite valgano meno se hai un passaporto o un colore diverso.

Si tratta di un piccolo libro che segnala, purtroppo, come in oramai decenni di migrazioni in Italia le condizioni non siano necessariamente migliorate per chi arriva, come non lo sono, anzi, quelle sono certamente peggiorate, le possibilità di un viaggio sicuro verso l'Europa. 

Nonostante la determinazione e l'entusiasmo del protagonista, non può non sorgere amarezza in chi, da questa parte, legge queste storie da tanti anni a dimostrazione che i governi e le istituzioni non solo non si adoperano perché si smetta di morire di migrazione, ma al contrario, rendano l'Occidente sempre più respingente e irraggiungibile.

 

 

 

Autore della recensione: 
Silvia Camilotti