Questa volta Balzano approda alla saggistica, sebbene mantenga un approccio fresco, curioso e di godibile lettura: offre infatti a chi legge un percorso attraverso alcune, importanti, parole di cui risale l’etimologia, mostrandoci le deviazioni nell’uso comune e contemporaneo, al punto da stravolgerne l’originario significato.
Significativa l’introduzione al testo in cui lo sguardo del docente spiega l’importanza di una materia o forse anche un vero e proprio approccio, inesistente oramai nei curricula scolastici: l’etimologia, la storia delle parole, la loro origine, che rappresenta un sapere che permetterebbe di comprendere molto più a fondo il significato e il senso profondo di parole d’uso comune.
L’excursus di Balzano va da scuola a confine, da social a memoria, per concludere, significativamente, con resistenza.
Ci piace, visto il nostro approccio, evidenziare tra tutte le parole indagate una in particolare, confine, su cui Balzano scrive:
"Cun+finis, la fine, il termine, il fine. Vuol dire “frontiera”, perché è il luogo dove ci si trova di fronte qualcuno e dove lo si può guardare negli occhi prima di decidere se farne esperienza da vicino, superando la soglia, o rimanere fermi sui propri pregiudizi, facendosi cioè bastare una conoscenza statica e preventiva […] Il confine non disconosce alterità e identità, semplicemente non le considera limitanti. Nega il muro, non la soglia. Questa parola, piuttosto, ci dice che il confine non va concepito come un territorio in cui si materializza la paura dell’aggressione e la perdita del sé, ma come uno spazio aperto, che rimarca un’alterità nel momento stesso in cui chiede di superarla" (p. 14).
Questo esempio mostra, forse più di altri, l’effettiva distorsione cui molte parole vanno incontro oggi nel discorso pubblico, soprattutto in riferimento a temi caldi e sapientemente strumentalizzati.