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Adelaida

Editore: 
Nutrimenti
Luogo di edizione: 
Roma
Anno: 
2024


Recensione: 

Adrián Bravi sperimenta, con Adelaida, un genere inedito nel suo percorso di scrittore, raccontando la biografia di una donna d'eccezione che ha incrociato il suo destino con quello dell'autore. Tuttavia "biografia" è un termine riduttivo per definire questo testo, perché raccoglie molto di più di una vita di una persona. Infatti, l'autore e Adelaida hanno in comune l'Argentina, poiché lei è figlia del pittore Lorenzo Gigli che in quella terra fuggì durante il fascismo con la famiglia, quando aveva 4 anni. Era nata a Recanati nel 1927, nella stessa città che ha accolto Bravi, quando quest'ultimo decise di lasciare l'Argentina per l'Italia. Due vite che si sono incrociate, leggiamo nel testo, nel 1988 a Recanati appunto, dove Adelaida era ritornata e che hanno dato luogo a una amicizia di cui questa biografia rappresenta un tributo denso di affetto, grazia e nostalgia. Come spesso accade nei migliori romanzi, la lente delle microstorie, delle storie individuali, permette di cogliere il senso della Storia, che nella vita di Adelaida entra con prepotenza, nella forma della dittatura che le ha portato via entrambi i figli e molti amici. Scrive Bravi: "Iniziavo a rendermi conto che tra i suoi lavori e quell'odore un po' antico, di carta e di sigarette, che mi riempie ancora di nostalgia, lei Adelaida, custodiva con grande amore le sue assenze" (p.20). Tuttavia, la vita di Adelaida è stata una vita piena, non certamente ripiegata nel dolore dell'assenza, una vita di artista, scultrice, scrittrice pienamente anticonformista, ribelle e dai tratti di grande originalità, un'esistenza purtroppo non riconosciuta appieno. Grande merito di questo testo è restituire vita e voce a una figura così sfaccettata e ricca, che si divide tra due continenti e che permette di aggiungere un altro tassello alla storia della dittatura argentina e agli intrecci tra quel paese e l'Italia, portati alla luce da uno scrittore che, come in un gioco di specchi e rimandi, incarna parimenti questa relazione tra due lingue e due paesi.

Autore della recensione: 
Silvia Camilotti