Sempre attuali gli insegnamenti di Tierno Bokar, il saggio religioso musulmano che segna la formazione e l'intera esistenza di Hampâtè Bâ.
“Tutto ciò che sono, lo devo a lui...a lui devo la mia formazione, il mio modo di pensare e di comportarmi, e questo 'ascolto dell'altro' che è forse la sua più bella eredità, e la migliore garanzia di pace nei rapporti con gli altri.”
“Se siete con qualcuno, non cercate cosa vi distingue; cercate che cosa avete in comune e costruite su quello” diceva quest'umile marabut di un piccolo centro del Mali..
Hampâtè Bâ racconta questo rapporto con il suo maestro e la sua vita dal'infanzia all'età matura in due testi, questo e Signorsì, comandante, separati solo per motivi editoriali data la mole del lavoro (Ibis, 2006, traduzione di Giusi Valent). L'insistenza degli amici lo ha spinto ad annotare in uno scritto gli aneddoti che gustosamente era solito raccontare. E poi sempre su loro richiesta riscrive tutto, a 75 anni: abbandona l'abituale riservatezza per aggiungere un personaggio centrale che collega questi episodi sparsi, un personaggio che non poteva che essere lui stesso.
Nasce così un'opera di alto valore letterario, densa di riflessioni e di spiritualità, alta testimonianza della cultura centroafricana nella prima metà del '900 e dei rapporti con i colonialisti francesi.
Sulla carta si riversano le sue doti di grande affabulatore, testimone e accurato trascrittore delle narrazioni orali tradizionali dei popoli in cui si è imbattuto nella sua lunga vita.
I testi sono scritti in francese. Pur ritenendo riprovevole la colonizzazione, uno stadio della storia umana da superare, ne riconosce qualche aspetto positivo: “non fosse altro, per esempio, l'eredità di una lingua di comunicazione universale, grazie alla quale possiamo entrare in contatto con le etnìe vicine così come con le altre nazioni dle mondo.. A noi farne l'uso migliore e vegliare affinchè le nostre lingue, le nostre culture non vengano spazzate via al contatto”.