Tu sei qui

Sud 1982

Editore: 
Nottetempo
Luogo di edizione: 
Roma
Anno: 
2008


Recensione: 

Il romanzo dello scrittore nato a Buenos Aires e ora residente in Italia si incentra su una vicenda, la guerra delle Falkland per gli inglesi, delle Malvine per gli argentini, che ha stravolto l’esistenza di quanti, come il protagonista delle vicende,vi hanno preso forzatamente parte. Nonostante gli scontri si siano svolti in pochi mesi (dall’aprile al giugno del 1982), l’efferatezza della vicenda storica ed i suoi drammatici lasciti, pari a quelli che ogni guerra comporta, si colgono in tutta la narrazione. Si coglie la denuncia, sebbene non ce ne siano i toni, della ipocrisia dei capi militari argentini, che facevano credere di avere la vittoria in pugno quando in realtà i segni della disfatta erano evidenti. Si legge della rabbia per una guerra senza senso, ancora una volta voluta dai potenti nel vano tentativo di risolvere i problemi di un paese in crisi, una guerra che è solo l’ultima fase di un conflitto, che senza forse troppe forzature potremmo definire coloniale, tra i tentativi di dominio inglese sulle isole e la volontà argentina di mantenere il controllo di quel territorio. La confusione e lo stato di incertezza segnano la vita di Alberto Adorno, personaggio principale, che scappato alla guerra si ritrova a vivere una vita senza senso, in cui nulla sembra essere più come prima e in cui spesso percepisce il disprezzo altrui per la sconfitta. Tuttavia questa quadro desolante vede delle pennellate di luce grazie ai toni farseschi con cui talvolta il personaggio si esprime (dato che parla in prima persona) e con cui guarda a ciò che lo circonda, spezzando con il ridicolo situazioni di disperazione. Tali scatti fanno il paio anche con le scelte formali dell’autore, che infrange la regola della linearità temporale intervallando il post guerra con descrizioni vivide della guerra stessa, dei flash back che ben rendono l’idea dell’ossessione che Adorno reduce cerca di placare, emigrando in Italia. Vi è un originale stratagemma, di testo dentro al testo, in cui un amico del protagonista, quando egli è ormai emigrato in Italia, gli scrive delle lunghe lettere parlando del romanzo sulla guerra che vuole scrivere, ma senza riuscirci. E l’impossibilità da parte di questo sedicente scrittore – che la guerra non l’ha mai vista – di narrarla, diventa occasione per Adorno di ricordarla e dunque descriverla al lettore. E dunque, il tentativo fallito di raccontare una guerra da parte di un personaggio-scrittore diventa lo spunto per continuare a parlarne e per offrire ai lettori di meditare su conflitti che sui libri non trovano tanto spazio, ma che segnano le esistenze in maniera indelebile.

Autore della recensione: 
Silvia Camilotti