Sebbene non si tratti di un romanzo, ma di una sorta di reportage giornalistico che racconta, senza ovviamente l'ambizione di esaurirla, l'esperienza di migrazione cinese in Europa e in particolare in Italia, il libro risulta di lettura godibile quale quella di un romanzo. Il taglio personale, in cui la giornalista racconta la sua esperienza sul campo, a contatto con i migranti cinesi a cui dà voce, rende in tal senso questo volume un oggetto ibrido al confine tra fiction e saggio. D'altronde,le fonti citate in coda al volume, distinte per ciascun capitolo, esibiscono il lavoro di studio e documentazione compiuto dall'autrice che però ha il merito di non perdere mai in umanità. Si incentra in particolare sulla figura di Pei, una giovane cinese che parte per l'Italia,(la prima tappa è il Veneto) dove già sua madre lavora da anni, e che solo dopo molto tempo riuscirà a incontrare, riunendo poi anche il resto della famiglia, composta dal padre e da un fratello. Ciò che colpisce è la tenacia, la forza di volontà di una ragazzina che pur di soddisfare i suoi sogni e le sue aspettative affronta difficoltà, ritmi lavorativi, fatiche che difficilmente oggi immaginiamo un suo coetaneo, italiano ad esempio, potrebbe affrontare. C'è dunque la storia personale di Pei e del suo crescere in fretta e responsabilizzarsi, senza perdere però l'entusiasmo e l'euforia dell'adolescenza, che si colloca entro una cornice più grande, e la rende parte di quel flusso migratorio che accompagna la storia degli uomini sin dall'inizio: "Ci sono attualmente più di duecentotrentadue milioni di emigranti internazionali sparsi nel mondo. Ciò significa che oggi una persona su trentatré è un migrante. Se tutti i migranti si riunissero in un unico luogo, formerebbero la quinta nazione più popolosa del mondo. Quasi la metà di tutti i migranti internazionali è costituita da donne". (p. 15) Si tratta di un testo interessante perché permette ai lettori e alle lettrici di mettersi nei panni di una categoria di migranti, i cinesi, che ancora in Italia sono guardati spesso con sospetto, accusati di essere una comunità chiusa e poco propensa all'integrazione ma che qui vengono raccontati dall'interno, aiutando così ad abbattere qualche muro di incomprensione e pregiudizio. Il fatto che il testo sia anche corredato di foto spinge ulteriormente in questa direzione. Ma si tratta di un testo interessante e proponibile alla lettura di ragazzi e ragazze italiani perchè vede al centro una di loro e dunque favorisce ulteriormente l'immedesimazione, sebbene l'esperienza di Pei appaia lontana anni luce, come detto, da quella di un adolescente italiano. Importante anche il riferimento al mancato riconoscimento delle seconde generazioni in Italia (p.125) e al problema che ancora il nostro paese ha su questioni quali il razzismo: i riferimenti nel testo alla ex ministra di origine congolese Kyenge parlano da sè. Un romanzo/saggio dal lieto fine, che premia la fatica del migrare, senza retorica e stereotipi.
Persone, non numeri:
"Cosa sappiamo realmente delle persone che cucinano per noi, ci servono e puliscono dopo che ce ne siamo andati? Ciascuno di loro ha una storia unica che lo ha spinto ad abbandonare la propria patria. Tutto questo mi fece fermare a riflettere: a che cosa rinunciano queste persone per inseguire il sogno di emigrare? p. 57"