I libri di Stanišić, e anche questa silloge di sette racconti, sono un continuo movimento di viaggio da una parte all'altra della terra, dalla Bosnia al Friuli soprattutto, ma anche dalla Bosnia all'Australia, al Canada all'Oriente. Sempre però lungo uno stesso binario: quello di una scelta etica nella vita.Si contrappongono spesso personaggi egoisticamente ignari, o volontariamente egoisti, a pacifisti disponibili, a uomini attenti, solidali. Sono padre e figlio di “Viaggio di mezzanotte di un impresario edile”, uno dei racconti qui pubblicati, erano gli amici che hanno percorso strade diverse nell'opera “Il sogno di Orlando” o nel racconto “Il giardino australiano di Mister Virgin O'Brien”.C'è a volte sullo sfondo una moglie che richiama alle necessità pratiche e c'è uno scrittore con il suo bisogno di coerenza etica e con la necessità di scrivere quello che anima la sua mente, fosse pure un "Cane alato", non quello che può pretendere il mercato.Questo impulso a scrivere per educare, ribadire principi di giustizia ed umanità, deplorare i comportamenti egoisti dell'Italia ricca, incolta, chiusa in ville dietro alte cancellate di ferro, costituisce un pericolo per l'autore, gli fa percorrere un crinale sottile di rischio. Quello di attestarsi su una linea moralistica, di appiattire qualche personaggio con l'esplicitazione di una scelta etica e di un impegno di vita, mentre lo scopo principale dell'arte è suscitare emozione, condivisione oltre che intelligenza del reale.Molte volte però la lirica travolge con potenza la pagina di Stanišić, la fluidità narrativa trascina il lettore (si veda in questa raccolta il racconto "E questo è tutto, ti dico"). La stessa lirica raggiunta ad alto livello nella sua poesia (così poco pubblicata) o meglio in quelle che lui chiama "non poesie", illumina di continui lampi tutti i suoi scritti: come esprimere meglio, ad esempio, la sordida avidità di un costruttore se non con quel terrazzino che non concede ad una famiglia di guardare insieme le stelle perché ci sta una sedia sola?Il tema etico scorre sotterraneo, ripetuto in vicende diverse, ma a far immediatamente riconoscere lo scrittore, anche quando affronta altri argomenti, resta un timbro narrativo particolare.Oltre alle dediche, alle citazioni di autori diversi (ce ne spiega le ragioni profonde in “Bon voyage”: noi siamo la somma di esperienze, anche letterarie, un libro non è mai di un solo autore) c'è nei suoi lavori una certa aria di nebbie indistinte, in cui pure è chiarissimo il segno di una strada maestra. È un tono che racconta la realtà come solo possibile, non assevera con forza, tanto meno violenza, confronta e suggerisce modi diversi di affrontare la vita. O la morte di una persona cara.“Mi torna spesso in mente un nostro colloquio, iniziato con una sua domanda sui vestiti della mia defunta moglie. Gli ho detto che, due giorni dopo il funerale, avevo ordinato alla domestica di vuotare tutti i cassetti, gli scaffali, gli armadi con i suoi vestiti, per mandarli alla Caritas. Lui è stato zitto, ha abbassato lo sguardo, e poi mi ha detto: “Mentre io, quando apro l'armadio e vedo le sue cose, mi pare di sentire la sua voce e il suono dei suoi passi”. Poi ha fatto una pausa e mi ha guardato negli occhi: ”Ma, comunque, l'armadio pian piano ha cominciato a odorare di assenza”.Anche in questo caso, di nuovo, la differenza si attenua.La storia viene narrata su piani e profondità diverse, con un personaggio, spesso lo scrittore, che riflette, commenta, mette in dubbio. Sottintesi, silenzi, osservazioni di altri personaggi, anche solo possibili, frasi dette con una leggera pressione delle dita (nel racconto "Conversazioni aeree" Sabrina commenta così tutto il tempo il dialogo che ascolta).Ecco, il dubbio pare essere la chiave di volta dello stile narrativo di Stanišić. È l'esercizio letterario di un pacifista? Il suo modo di relazionarsi con gli altri, privo di aggressività? Certo nei suoi scritti più delle asserzioni valgono le domande, le parentesi di precisazione, gli incisi. Esitazioni che non sono tali bensì riflessioni. In un linguaggio mai scandito, teso in una traiettoria (la traiettoria è del proiettile), ma ammorbidito, addolcito, umanizzato.Con le concrezioni dei dubbi del faticoso vivere degli uomini.