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Il colore del nome. Storia della mia famiglia. Cent'anni di razzismo coloniale e identità negate

Editore: 
Solferino
Luogo di edizione: 
Milano
Anno: 
2021


Recensione: 

Un romanzo autobiografico che scava nelle radici della famiglia dell'autore e che permette non solo a chi scrive di affrontare la storia piena di omissioni della sua famiglia, ma che assume valenza collettiva poiché a partire da una storia individuale si restituisce un altro pezzetto della storia nazionale che si confronta con un tema ancora rimosso o edulcorato, quello coloniale. L'autore risale le tre generazioni che lo hanno preceduto, quando alla fine del XIX secolo il bisnonno salpa in cerca di fortuna per il continente africano, e precisamente nella colonia eritrea. Come spesso accade, un passato tenuto chiuso nei cassetti della memoria riemerge prepotente invitando l’autore/protagonista a scavare nel passato della sua famiglia paterna, a riannodare fili spezzati in un andirivieni continuo tra storia familiare e internazionale. Le vicende contemporanee che riguardano le migrazioni e nello specifico le migrazioni dall’Eritrea si intrecciano in un corto circuito con il passato del protagonista, che se si trova al di qua della sponda mediterranea, con un passaporto che gli consente spostamenti cui milioni di persone non possono ambire, è di fatto per il cognome che in passato è stato concesso: scelta non scontata nei confronti dei meticci. Questo romanzo consente anche di ragionare, come il sottotitolo esplicitamente segnala, su temi che prepotentemente emergono quando si tocca un argomento del genere: appartenenza, italianità, identità, tutte parole in cui ancora si combattono battaglie ideologiche e che uno sguardo onesto sul reale consentirebbe di riconoscere come mutevoli, complesse e non definibili in maniera univoca. Si tratta di un dissidio che l’autore vive e che ben esprime in queste pagine, comune a tanti e ancora più bruciante per le cosiddette seconde generazioni in Italia.

Autore della recensione: 
Silvia Camilotti