Il volume di Massimo Montanari offre alcuni cenni di storia dell'alimentazione in maniera discorsiva e accattivante, resa tale anche dalla scelta formale di riunire brevi paragrafi incentrati ogni volta su un alimento differente. Montanari ci mostra in prospettiva storica, a partire dal Medioevo, l'evoluzione del gusto, dell'uso e della elaborazione dei cibi, strettamente legati alla contingenza del momento. Studiare questo aspetto, centrale, della vita umana permette di entrare addentro le società del passato, di cogliere aspetti importanti della cultura dei secoli scorsi e delle differenti classi sociali che la abitavano. Non solo, studiare le tradizioni alimentari consente anche di cogliere "meccanismi fondamentali del nostro agire" e della complessità di cui le nostre identità si sostanziano. Perché il cibo è eccellente metafora e concreto esempio degli incroci che compongono la società umana che si fonda anche sullo scambio e l'importazione di alimenti, modi di prepararli che oggi diamo spesso per scontati e che in realtà celano storie di incroci e commistioni a dir poco incredibili. L'esempio delle patate fritte è uno tra i tanti in quanto esemplifica la fusione di due culture, quella americana della patata e europea della frittura, che ha creato un prodotto esportato poi a livello planetario, in un vero e proprio caso di imperialismo gastronomico. Il cibo, ci dice Montanari, è cultura, è oggetto di processi di trasformazione, elaborazione, riadattamento e assimilazione e ci permette di comprendere aspetti su cui raramente ci soffermiamo della nostra vita e della nostra storia. Come ogni cultura, anche il cibo è una costruzione complessa, non banale né ovvia, e stili alimentari riconosciuti unanimemente sono, ci dimostra lo storico, astrazioni: l'esempio della dieta mediterranea è calzante, inventata a tavolino negli anni Cinquanta del Novecento per ragioni di carattere medico in quanto intesa come correttivo a diete troppo caloriche, quale quella americana. L'identità mediterranea stessa è stata ridisegnata, anche dal punto di vista culinario, dall'arrivo dei prodotti d'oltreoceano (patate, pomodori, mais) a riprova che essa non è e non può essere statica, ma in continua evoluzione.