La paura di un bambino che entra in una classe per la prima volta, non sa la lingua, ha paura di non capire, è nuovo, ha paura di non essere accettato. Il dolore di non avere nessuno che giochi con lui, che gli voglia bene, il dolore di un paese lontano dalla natura, spesso più bella, in cui era, spesso, più libero di giocare, in cui ha lasciato parenti ed amici che gli volevano bene. Il senso di ingiustizia perchè lui non ha scelto di affrontare queste difficoltà, ma ha subìto le decisioni degli adulti. Il senso di ingiustizia per le parole e le azioni che lo feriscono. Lo dicono nettamente queste giovani voci: se un albanese ruba voi dite 'tutti' gli albanesi rubano, ma io non dico tutti gli italiani sono mafiosi.
Una Italia particolare esce da queste pagine, culturalmente dominata da 'Striscia la notizia', dal calcio e dal 'Grande Fratello' e dei bambini immersi in questo ambiente parla il maestro Giuseppe, usando direttamente le loro voci.
Ma possiamo permetterci che dei bambini debbano affrontare la prova del distacco, del sentirsi stranieri, dell'apprendere tante cose nuove ed imporre loro anche il peso del razzismo che dagli adulti riverbera sui loro compagni arrivando a colpirli? Un razzismo che striscia tra una immigrazione e l'altra.