Sono nove racconti, inediti in Italia, di un autore assai noto ed amato per altre sue opere. Li presenta alla nostra attenzione un suo appassionato cultore, lo scrittore e poeta Božidar Stanišić. Andrić racconta l'umanità, entra nelle vite degli altri, isola una persona in mezzo alla folla e ne dimostra l'unicità, la osserva da vicino, porta alla luce sentimenti pulsioni sogni con una precisione che nemmeno l'interessato riuscirebbe ad avere. Ad uno sguardo superficiale i bagnanti che prendono il sole sulle lastre di pietra vicino al mare, ignoti gli uni agli altri, sembrano persone qualunque, ma “in ciascuno di loro c'è un intero universo di fuoco”. Lo scrittore si avvicina, crea primi e primissimi piani, cerca dettagli - due piedi di donna che 'danzano' nella cornice delle quattro gambe di una sedia sono addirittura i 'protagonisti' di un racconto -, entra nei loro pensieri nei loro ricordi nei loro sogni. Oltre a questa analisi ravvicinata, densa e precisa, c'è un filo che lega alcuni racconti scritti da Andrić in epoca diversa: è il sogno, il volo lontano dalla propria esistenza quotidiana, felice, banale o sofferta che sia (non possiamo non ripensare a “Il treno ha fischiato” di Pirandello). La donna sulla pietra nel racconto che dà il titolo alla raccolta, si risolleva dai suoi pensieri e “con gesti da dea immortale” si tuffa in un volo nel mare, per riemergerne riconciliata con il presente. Il sogno ed il volo liberatore, fuori da una vita appagante, solare, ma ripetitiva, diventa addirittura scomparsa nel nulla per il protagonista, solo apparentemente quieto, di “Ferie al sud”. È la fuga de “La maltrattata”, prima desiderata e sognata nei minimi particolari per cercarvi consolazione, poi realizzata. Una fuga incomprensibile a tutti, ma non se si entra nell'intimità della famiglia, nel rapporto instauratosi tra questa donna taciturna, davanti alla quale il marito si sente libero dalle convenzioni della vita pubblica e del suo ruolo sociale. In lunghi monologhi in cui prende a testimone la moglie, concepita come una sua proprietà, l'uomo dà sfogo a tutte le sue pulsioni, alla sua vanagloria, ai suoi sentimenti repressi, fino a diventare agli occhi di lei prima un fastidio ed un peso, poi una disgrazia da cui fuggire. “Si sentiva umiliata, strapazzata, insudiciata”. È il sogno che fa correre un sessantenne 'fuori' da una metodica passeggiata dietro il miraggio della giovinezza e di una massa di capelli rossi, sono le “visioni folgoranti” che si ripetono nella mente di Byron dopo l'incontro di Sintra. Complice del sogno e della liberazione in questi racconti balugina spesso il mare e un altro elemento che torna è la parola. Si libera in lunghi monologhi senza freni il marito, si scatena nel fiume della sua loquela il vecchio compagno di scuola, a cui fa da contrappunto – storia nella storia - la coppia che ha vissuto tacendo. Si accende lo scrivano nei suoi dialoghi con lo specchio, una volta all'anno, un solo giorno di 'evasione' complice qualche bicchiere di vino. Il racconto “La festa” torna sul tema dell'uomo stretto nelle abitudini di una vita senza prospettive e sulle visioni a cui dà sfogo: “oggi un uomo festeggia il suo onomastico come si addice al suo valore reale e alla sua vera grandezza, e non in base al gradino della scala gerarchica sul quale, chissà come e perché, si è per caso ritrovato.” Anche qui è presente una moglie, ma attiva, lo asseconda e cerca di proteggerlo, timorosa che si metta nei guai. Di rilievo sempre la figura femminile in tutti questi racconti e in genere nell'opera di Andrić, come ci ricorda Božidar Stanišić, che ce ne dà preziose chiavi di lettura: la selezione, scrive nella postfazione, “ha quale nucleo generativo la figura della donna, intorno alla quale si snodano, nelle loro diverse declinazioni, i leitmotiv della letteratura di Andrić: la parola e il silenzio, la giovinezza e l'invecchiamento, l'eternità e l'infinito, i muri e le pietre, il sole e il mare, la solitudine, il gioco, l'esaltazione, il maltrattamento e il diritto alla scelta.”