Un libro di Stefano Zangrando e Silvia Camilotti, dove tra studi e interviste si riflette sul rapporto tra letteratura e migrazioni in Italia.
La fantasia rivela il mondo e ce ne permette una conoscenza più intima e profonda. Questo è tanto più vero quanto più sono rilevanti le capacità letterarie di chi scrive, quanto più la sua parola riesce a farci intravvedere il reale e la sua complessità. Le analisi e le interviste qui raccolte affrontano da questo punto di vista autrici e autori non nati in Italia e di solito cercati più come migranti che per le loro capacità di scrittura. I due studiosi ne esaminano a fondo le strategie espressive, sottolineano le capacità del loro sguardo e della loro lingua, rivendicano la necessità di avvicinarsi a questi testi secondo i canoni della forma e del bello, per scoprirne la qualità letteraria senza il fine dell’utile. Con questo lavoro affrancano gli scrittori, corrispondendo al loro desiderio di essere ascoltati per se stessi non in nome della casualità della loro nascita, e rendono insieme un servigio a chi come noi legge per capire. Indicano testi e scrittori in grado di farci arrivare nel profondo della comprensione di persone e realtà, proprio perché la loro è una parola che illumina.