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L’idioma di Casilda Moreira

Editore: 
Exormaedizioni
Luogo di edizione: 
Roma
Anno: 
2019


Recensione: 

L’ultimo romanzo di Adrian Bravi suggerisce una linea di continuità ideale con il saggio che ha scritto precedentemente, in quanto entrambi si focalizzano sulla lingua: ne La gelosia delle lingue Bravi sviluppava una riflessione di natura scientifico-teorica su cosa significa lingua, appartenenza linguistica, migrazione e dunque cambiamento di lingua, a partire da numerosissimi e dotti riferimenti a scrittori, poeti, studiosi che hanno affrontato, e vissuto, questi temi.

Con questo romanzo Bravi ritorna alla sua vena sottilmente ironica, in alcuni passaggi quasi buffa, nel raccontare la vicenda di Annibale, un laureando in etnolinguistica, che si ritrova in un luogo sperduto della Patagonia, su suggerimento del suo professore, in fin di vita in ospedale, con l’obiettivo di studiare una lingua di cui restano solo due parlanti… Annibale riesce a raggiungere questo luogo dimenticato per trovare conferma di quanto aveva letto in un articolo passatogli dal suo professore: gli ultimi due parlanti, oramai in età, non si parlano più per vicende lontane che hanno portato a una rottura del loro rapporto. Casilda è la lei della coppia, lui si chiama Bartolo e Annibale cercherà ogni stratagemma per riuscire a farli parlare di nuovo nel loro idioma e provare così a comprenderlo, per non condannarlo all’oblio… perché la perdita di una lingua implica la perdita di un intero mondo e un appassionato studioso di etnolinguistica non lo può permettere…

La lingua che salva, forse questo potrebbe essere, se mai lo volessimo trovare, il senso profondo di questo simpatico, ma serio, romanzo, che a partire da una improbabile avventura ci svela quanto una lingua può significare per chi la parla, che gelosamente, ne vuole conservare il segreto. 

Autore della recensione: 
Silvia Camilotti