Un libro di memorie paterne riprese e rielaborate dalla figlia in romanzo, in cui si legge della storia di una generazione segnata dalle tragiche vicende dell’ex Jugoslavia. Un’opera prima ma che rivela una grande capacità narrativa della scrittrice. Il romanzo porta alla luce le contraddizioni e i paradossi della vicenda paterna, e dell'intera sua famiglia (serbo-croata-bosniaca): una storia che si dipana negli ultimi sessant’anni del Novecento.
Al centro, il lager di Goli Otok (l’isola calva), tristemente noto a chi si occupa di storia dell’Est europeo come la Kolyma del Mediterraneo. Lì vi fu rinchiuso per alcuni anni il padre dell’autrice, convinto internazionalista «epurato» da Tito dopo lo strappo con l’Urss nel 1948. Affascinanti le pagine finali sull'apolitudine, su quel senso di perdita e di assenza che molti di coloro che hanno vissuto la Jugoslavia e il suo disfacimento ancora soffrono.