Tu sei qui

Petali di orchidea

Autore: 
Editore: 
Barbera
Luogo di edizione: 
Siena
Anno: 
2012

Recensione: 

Testo semplice da leggere, lineare, prende il suo titolo dal nome stesso dell'autrice: Lanbo significa infatti "ondata di orchidee", e anche i suoi fratelli hanno avuto nomi la cui base è la parola orchidea.
Qui sono solo alcuni 'petali', alcuni elementi di una autobiografia che ci racconta come sia arrivata a Roma una giovane cinese.
Si comincia col parlare del suo ambiente d'origine, la vita nella sua famiglia all'epoca di Mao, la rieducazione culturale nel 1968 con la vita in campagna per tre anni per i genitori intellettuali, le successive aperture di Deng Xiaoping a nuovi modelli economici.
Tutto nasce dalle possibilità che le sono state offerte da una famiglia culturalmente di alto profilo, per cui, mentre da una parte passa i tempi di lavoro dovuti all'epoca dagli studenti in una fabbrica tessile dall'altra può vedere film normalmente proibiti e incuriosirsi del mondo occidentale di cui non sa nulla, può appassionarsi alla lingua francese e avviarne gli studi ancora giovane e poi migliorare le sue capacità con le lezioni private di un giovane francese.
Grazie al suo francese riesce ad entrare all'università di Pechino e con un po' di fortuna anche a coronare il sogno di andare a studiare in Francia.
Non ha denaro, ma incontra molte persone amichevoli che la aiutano nelle necessità quotidiane e il bisogno di lavorare le fa scoprire capacità che non si conosceva: si esibisce come ballerina tradizionale cinese e collabora ad uno spettacolo allestito per il festival di Avignone e poi replicato con successo in tutta la Francia
Prevale su tutto la gioia giovanile di essere nel mondo mitico dei propri sogni, ma talvolta si affaccia il senso di solitudine dell'immigrato. "Perché avevo voluto a tutti i costi conoscere la Francia? Perché avevo voluto andare così lontano da casa? La prima notte a Parigi ero stata felice della libertà che avevo e del fatto che non avrei dovuto sorbirmi le prediche di mio padre. Quanto avrei voluto sentirle in quel momento!"
Nel 1989 una grande occasione: le viene offerto di partecipare alla spedizione Pechino-Parigi, lungo l'antica Via della Seta, una riedizione della famosa gara con l'auto d'epoca Itala che l'aveva corsa nel 1908, guidata da Scipione Borghese con il giornalista Luigi Barzini.
Sarà la rappresentante del popolo cinese, e sarà l'unica donna ad arrivare fino in fondo, incaricata di portare ai sindaci di tutte le capitali in cui arrivano i messaggi ufficiali del sindaco di Pechino. Questa spedizione di ventisette persone attraversa dieci nazioni, affronta un'infinità di rischi e di cambiamenti climatici, dal gelo dei passi ad alta quota al caldo rovente delle pianure. Solo in Iran troverà però un ambiente soffocante, per una esecuzione pubblica di massa a cui assistono e per le norme severe di comportamento a cui sono tenute le donne. Oltre a queste pagine appassionate sulla condizione delle donne nell'Iran di Khomeini, Hu Lanbo considera il tema di genere raccontando in un breve capitolo le vite di tre generazioni di donne - la nonna la madre lei- e le trasformazioni sociali e comportamentali avvenute nel tempo in Cina.
Dopo tre lunghi mesi la spedizione approda trionfalmente alla Tour Eiffel.
È in questo epico viaggio che conosce e si lega all'uomo che poi sposerà scegliendo di venire a vivere a Roma.
Di nuovo un taglio con abitudini di vita ed amici, di nuovo la fatica di apprendere un'altra lingua e di comprendere una cultura di cui ha solo una conoscenza superficiale, di nuovo deve tirare fuori tutto il suo coraggio. Ora è una vita completamente diversa, un uomo onesto e sincero per marito, l'arrivo dei figli, le prime esperienze di affari con dei partner cinesi, le pastoie del credito italiano e poi sempre maggiori opportunità che la fanno vivere tra Italia e Cina.
Ormai si dedica, sia col commercio sia con la rivista che ha fondato, "Cina in Italia", ora bilingue, a intrecciare rapporti tra le due culture. È orgogliosa dei figli che riunificano gli aspetti migliori delle due tradizioni e dimostrano la pietas filiale dei cinesi, accenna alle seconde generazioni deprivate della cultura di origine perché nati da persone non abbastanza colte o libere da impegni di lavoro.
Con questo libro Hu Lanbo esprime con semplicità "la nostalgia per la patria, l'amore per gli altri e per la vita", nostalgia certamente, specie in occasione del Capodanno cinese, anche se rientra spesso a Pechino e anche se, ammalatasi di cancro, sceglie di farsi curare a Roma, non a Pechino come istintivamente voleva fare. Il rimpianto per non essere stata vicina ai genitori si associa alla particolare solitudine di chi, emigrato, sa che non tornerà, che si fermerà a vivere all'estero. Ma non è pentita delle sue scelte.
"Come i repentini cambiamenti di luce nell'incertezza dell'alba, così anche nella vita passiamo dalla gioia al dolore, e così fa Roma con me: mi rende felice e mi ha fatto soffrire, proprio come qualsiasi altro posto al mondo."

Autore della recensione: 
Maria Rosa Mura