Eva, Lisa, Natalija, Sovdat, Maryam, Sara, Rosa..storie di molte donne che vivono, senza averne coscienza e senza rivoltarsi, le leggi tradizionali del loro paese che le fa sposare dopo un rapimento, anche senza il loro consenso, che li fanno allevare figli durante continui episodi di guerra in patria o nei pericoli della capitale russa, tra rastrellamenti anti terroristi e aggressioni di skinheads, che le spinge a testimoniare quanto succede nel loro paese, a legarsi con attivisti dei diritti umani e giornalisti russi come Anna Politkovskaja. Per non lasciare il paese in mano ai criminali. Storie che risalgono anche all'indietro nel tempo, alle deportazioni durante la seconda guerra mondiale.
Assai utile il compendio storico finale.
Il 15 luglio 2009 l’attivista per i diritti umani Natalija Estemirova viene rapita a Groznyj e uccisa. La stampa internazionale dedica per giorni le prime pagine alla notizia dell’omicidio.
La giornalista austriaca Susanne Scholl aveva incontrato Natalija due anni prima, per raccogliere la sua testimonianza e quella di numerose altre donne cecene. Questo libro dà voce alla quotidiana sofferenza di mogli e madri coraggiose, di vedove di guerra e donne comuni, consegnandoci il ritratto al femminile di un paese ancora lacerato da ingiustizie violente.