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Rifugiati

Editore: 
Neri Pozza
Luogo di edizione: 
Milano
Anno: 
2017
Traduttore: 
Luca Briasco


Recensione: 

Una raccolta di racconti di grandissima intensità, pur nella sua estrema essenzialità. I rifugiati di Viet Thanh Nguyen dimostra come la condizione di rifugiato sia per sempre e come anche a distanza di anni certe ferite del passato riemergano inesorabilmente. L'attenzione dello scrittore va al suo paese d'origine e ai tanti che lo hanno lasciato, a causa del conflitto, ma anche a quelli che invece ci vanno o ci tornano. Racconti che collegano Usa e Vietnam a partire dalle storie di americani e vietamiti che si intrecciano in pagine caratterizzate da una scrittura pulita e limpida, sempre sospesa eppure estremamente calata nella materialità degli oggetti, dei dettagli, del quotidiano. Colpisce come nel primo racconto, Donne dagli occhi neri, vi siano riferimenti a un viaggio per mare che potrebbe essere uno dei tanto viaggi odierni. E poi costellano il testo innumerevoli spunti che invitano a riflettere sul senso dell'appartenenza e dell'identità di persone che, per citare Said, si sentono sempre Out of place. “La mia adolescenza americana era piena di racconti terribili come quello, ognuno dei quali dimostrava chiaramente ciò che mia madre affermava di continuo: che questa non era casa nostra. In un paese dove i beni di proprietà sono l’unica cosa che contasse, non avevamo niente che ci appartenesse, a parte le storie” (15). Molto interessante, anche perchè rovesciata, la prospettiva presente ne Gli americani, in cui una giovane figlia di un ex militare americano e una donna giapponese si trasferisce in Vietnam dove i genitori vanno a trovarla e dove lei si sente per la prima volta a casa. Concetti come casa, famiglia, identità, appartenenza vengono ridiscussi di continuo in questi racconti, mostrando come davvero, nella vita di molti, siano difficili da imbrigliare o definire una volta per tutte. Un racconto incentrato sulle ferite della guerra è quello, dal titolo esplicito ma paradossale, considerando che l'ambientazione è americana e contemporanea, Anni di guerra, in cui una donna racconta di non aver avuto notizie dal 1963 di suo marito, paracadutato dalla Cia nel Vietnam del nord e di uno dei suoi due figli dal 1972. Dell'unico di cui ha una tomba, sa dalla figlia rimastain Vietnam che la foto è stata privata degli occhi, come punizione in quanto combattente per i nemici. Un libro potente e delicato, che esibisce una grande sensibilità, senza compatimenti, nei confronti di chi si divide tra più paesi e identità e che non teme di denunciare ingiustizie e orrori che quella guerra ha prodotto.

Autore della recensione: 
Silvia Camilotti