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Sole a Tehran

Editore: 
editpress
Luogo di edizione: 
Firenze
Anno: 
2014
Traduttore: 
Anna Vanzan

Recensione: 

Il primo libro della scrittrice iraniana tradotto in lingua italiana da una esperta del tema, Anna Vanzan, (http://www.ilgiocodeglispecchi.org/libri/autore/vanzan-anna) ritorna su vicende care a molti autori connazionali di Fereshteh Sari: la articolata e contraddittoria storia contemporanea dell'Iran che in quest'opera viene raccontata per voci di donna. Il plurale è d'obbligo in quanto le narratrici si alternano, modificando il punto di vista, con esiti quasi disorientanti per chi legge: lo spaesamento, che richiede ai lettori e alle lettrici una certa elasticità ed attenzione, è anche accentuato dal continuo alternarsi del momento storico in cui si ambientano, precisato all'inizio di ogni capitolo per (saggia) scelta della traduttrice, come precisa nella sua nota iniziale. Che la rivoluzione divori i suoi figli, sembra confermato dalle pagine di Sari, che sebbene non esprimano nette prese di posizione o giudizi, tuttavia lasciano trapelare un senso di frustrazione in chi ha investito e creduto nel cambiamento e una certa sfiducia nei gruppi che avrebbero dovuto cavalcare quel cambiamento e che invece sembrano perdersi in aridi dibattiti ideologici. Il gioco nel titolo, che in italiano si potrebbe intendere come riferimento al sole ma anche come aggettivo declinato al femminile, suggerisce - in quest'ultima interpretazione - un senso di sconfitta, dettata appunto dalla solitudine, dal non essere in grado, o nella possibilità, di fare comunità. In realtà, Sole è anche la traduzione del nome della figlia di una delle protagoniste, che rappresenta la generazione a venire.
Il primo piano dell'autrice resta comunque sulla vita delle donne che si raccontano e sui loro sentimenti e dunque la storia nazionale resta sullo sfondo, seppure non venga lasciata inerte in quanto incide profondamente le biografie raccontate. Forse, una delle parola chiavi, che unisce in queste pagine esperienza individuale e collettiva è proprio "contraddizione", che segna in un continuo andirivieni le storie delle singole personagge e quella del loro paese. Pare incredibile, ma la Storia e le storie qui raccontate ci dimostrano come le condizioni di vita delle persone che scelgono di restare semplicemente fedeli a se stesse vengano stravolte incomprensibilmente, perlomeno come la vicenda del padre di Nilufar, (che con Setareh è una delle voci narranti) dimostra. Si tratta di un romanzo che non ha l'ambizione di dare risposte, ma di raccontare le vite di chi ha sperimentato (e sperimenta ancora oggi, dato che la vicenda si conclude nel 2009) le contraddizioni della Storia.