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Tagliato per l'esilio

Autore: 
Editore: 
Mangrovie
Luogo di edizione: 
Roma
Anno: 
2008

Presentazione: 

Si tratta di una raccolta di racconti, brevi storie legate a situazioni reali, che con semplicità e concretezza affrontano il tema dell'esilio, dell'altrove, dell'identità, della migrazione.
L'esilio di cui parla Karim Metref è il disagio profondo che una persona prova quando non si sente nel suo ambiente, nel posto giusto, un esilio che può avvertire anche a casa sua. Non per niente l'attacco del primo racconto è “Sono nato in esilio sulla terra dei miei avi”. Sta parlando della Cabilia, la cui cultura a lungo è stata conculcata dai vari dominatori arabi e francesi, solo dal 2005 la loro lingua è insegnata nelle scuole.
In cabilo sono stati scritti i primi racconti, altri invece direttamente in italiano, con un movimento tra le lingue normale in chi ne padroneggia più d'una.
È infatti un libro questo che da una parte ci fa risentire il profumo dei testi di Mamoud Feraoun, ci riporta in quelle tradizioni e in quell'ambiente, tra pecore e vigne, in mezzo a uomini avvolti nel burnus tessuto dalle loro madri, dall'altra si muove in terra italiana, nelle strade di Genova antica, nel monolocale di Milano, accomunato ad immigrati dei tipi più diversi, dove l'eco della campagna lontana diventa un bonsai di plastica.
L'autore racconta un esilio volontario che nasce dalla volontà di partire, per conoscere, capire, liberarsi da una strada predefinita, una lontananza che non esclude il legame profondo con la terra in cui è nato, ma che arricchisce la sua cultura originaria con l'apporto di altre culture e conoscenze di cui si è appropriato nel tempo. Che gli fa scegliere in piena libertà ciò che vuole essere, costringendolo però, per ciò stesso, a non avere nessun tipo di legame, a essere 'uno tagliato per l'esilio'.