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A tua completa traduzione

Editore: 
0111 Edizioni
Luogo di edizione: 
Cocquio Trevisago (VA)
Anno: 
2012

Recensione: 

Dedichiamo questo spazio ad un testo che non si occupa di migrazione, ma di una attività che ad essa si relaziona strettamente: la traduzione. Si tratta di una riflessione continua, sostanziata di esperienza e di colti riferimenti, sul lavoro di chi traduce, l'arte o, come dice Ilaria Vitali, l'artigianato, la sartoria del traduttore. "Gestisco una sartoria clandestina: cucio storie adattandole come abiti su misura per la gente. Gente che ha un'altra taglia, parla un'altra lingua, muove i suoi passi su un altro fondale." Non uno stilista però, solo "un sarto di scampoli. La materia che [il traduttore] ha a disposizione non è materia prima. È solo materiale di riciclo, di recupero, non può scegliere lui i tessuti da adoperare, deve utilizzare quel po' di stoffa che gli ha messo a disposizione l'autore."
Pratica poco stimata e nella sostanza femminile, come quella della tessitura di arazzi: "Questa metafora dell'arazzo a rovescio è la stessa che Cervantes usa per definire la traduzione. 'Le figure si vedono sempre bene, ma attraverso tanti fili che le confondono, e non appaiono così nitide e a vivi colori come da diritto'.."
Pari all'arte culinaria: "so aggiungere un pizzico di sale agli aggettivi quando serve, o lavorare la pasta delle metafore fino a farle divenire filanti. So quando è giusto lasciar riposare l'impasto, o affinarlo in barrique per ottenere una traduzione d'annata."
L'arte delle ricette viene applicata anche all'innamoramento, a quel precipitare nell'amore, fall in love, tomber amoureux, che segna una gradevole traccia emotiva nelle pagine dove una giovane protagonista, giustappunto una traduttrice, si allontana dal suo amore e da una litigiosa irruenta famiglia per chiudersi nella solitudine di un appartamento "accovacciato sotto i tetti di Parigi".
Lo poniamo in questo sito anche come segno di riconoscenza per una professione che ci apre spazi altrimenti proibiti alla nostra dimensione, voci e autori che non arriverebbero fino a noi. Povere culture quelle autoreferenziali che non traducono dalla ricca polifonia del mondo.
Il tema principale di queste pagine di narrativa è il passaggio da un mondo ad un altro, da una lingua ed una cultura ad un'altra, con quelle zone scure che non possono essere trasmesse, tra cane e lupo, come dicono i francesi, con quella capacità di alcune persone di vivere tra le due sponde e di traghettare continuamente gli altri con uno sforzo assiduo. "..a volte, esistono cose che non si possono tradurre...Ogni lingua ritaglia dalla realtà quello che vuole, quello che le serve, e non è detto che i ritagli combacino tra di loro."
Un'arte impegnativa "difficile tradurre le proprie emozioni in dizionari altrui, rinunciare al proprio abici intimo per convertirlo in lingua veicolare, calarsi nella pelle dello straniero, che ha altre forme, altre regole, persino un altro odore."
Difficile resistere alla tentazione di intervenire, quando invece "un traduttore deve essere un osservatore invisibile, un compagno silenzioso che legge dietro la spalla dell'autore e non interferisce nel suo lavoro."
Il massimo della difficoltà è tradurre autori che scrivono in una lingua diversa dalla loro lingua madre: "il loro immaginario affonda le radici nell'humus di un altro paese ed ogni parola odora della terra di un'altra lingua. Un aroma di sottobosco che deve comparire anche nella traduzione, mosaico olfattivo che bisogna corrisponda all'originale tessera dopo tessera."
Con le parole, ovviamente, l'autrice si diverte a giocare, con i richiami e le allusioni, spesso con poetica inventività, "il granaio della memoria", "le domande mi circondano la gola come uno spago", talvolta in modo ridondante o artificioso, fino a costruire una pagina intera di parole prese a prestito da titoli famosi.
La domanda della nostra traduttrice è la stessa che si pongono i migranti ed i loro figli: "avere due lingue per nominare le cose vuol dire conoscerle più in profondità? o è come diventare balbuzienti? Vivere tra due paesi è come vivere due volte o è vivere una vita sola a metà?"

Autore della recensione: 
Maria Rosa Mura