di Fulvio Gardumi
In un momento drammatico per il lavoro in generale, la ricerca di un’occupazione per i rifugiati rischia di diventare un’impresa disperata. Ciò nonostante, c’è chi si ostina a cercare strade nuove per consentire ai tanti giovani rifugiati e richiedenti asilo di potersi impegnare e, possibilmente, diventare indipendenti.
Una di queste strade, appena aperta e tutta da sperimentare, è la costituzione dell’Associazione di promozione sociale “Multicolor”, che si propone di trovare opportunità di lavoro per sette rifugiati “della prima ora”, cioè di quelli arrivati da noi nel 2011 dopo lo scoppio della guerra in Libia. Dopo quattro anni, terminata ogni forma di protezione pubblica, questi sette giovani (sei africani e un pakistano), come tanti altri nelle loro condizioni, sono rimasti senza casa e senza lavoro.
Assieme ad altri ragazzi come loro hanno trovato aiuto in associazioni e gruppi spontanei, che si sono presi l’impegno di insegnare loro l’italiano, in qualche caso anche altre materie scolastiche per sostenerli in percorsi scolastici di base, di orientarli nella ricerca di lavoro e di inserirli in corsi di formazione. Oltre naturalmente a farli sentire accolti e parte viva della comunità trentina. In particolare un gruppo spontaneo di Rovereto, che si chiama “Non laviamocene le mani”, incontra alcuni pomeriggi in settimana molti di questi rifugiati presso la Casa della cultura della Pace; mentre un gruppo spontaneo di Trento fa altrettanto con altri ragazzi, con ritrovo periodico alla Caritas.
Dall’incontro fra questi due gruppi spontanei e la Rete di solidarietà internazionale Radié Resch (una associazione da 50 anni presente in varie città italiane, fra cui Trento e Rovereto) è nata l’idea di dare vita ad un’iniziativa a favore di questi rifugiati e richiedenti asilo. E’ stata così costituita l’Associazione, alla quale ha subito aderito anche la Comunità di San Francesco Saverio, comunità cristiana di base presente a Trento dal 1969.
La scelta del nome dell’associazione, “Multicolor”, deriva sia dalla presenza di persone di diversa origine e nazionalità, sia dall’attività iniziale che si è pensato di intraprendere: tinteggiature (colori), giardinaggio (fiori) e pulizie.
Per prima cosa – già nel novembre scorso - la Rete Radié Resch nazionale ha assegnato alla Rete locale un finanziamento di 12 mila euro per garantire un tetto ai sette ragazzi che rischiavano di passare l’inverno all’addiaccio. Con quella cifra si sono potuti pagare sette alloggi Atas, parte a Trento e parte a Rovereto, per circa dieci mesi. Ma, in prospettiva, era evidente che il problema principale era il lavoro. Così l’associazione ha contattato un artigiano imbianchino con un’esperienza precedente di educatore, il quale ha accolto di buon grado la proposta di insegnare il lavoro ai ragazzi e di accompagnarli nella formazione e nell’attività di tinteggiatura. I primi lavori sono arrivati con il passaparola. Ora si tratta di continuare e di allargare il giro. In tal senso ognuno può proporre lavori di tinteggiatura, giardinaggio o pulizie da eseguire nella propria abitazione o nel proprio condominio. Più saranno le opportunità di lavoro e più si riuscirà a garantire a questi giovani una certa indipendenza e dignità.
Per proposte di lavoro o richieste di informazioni si può telefonare al numero 339 833 2427.