Un invito a leggere in profondità la fine dell'epoca comunista nella Germania dell'Est
di Maria Rosa Mura
Nel 2003 è uscito «Good Bye, Lenin!» , un film che racconta l'Ostalgie, la malinconia legata alla riunificazione delle due Germanie, dei momenti in cui tutto cambia e l'individuo non riesce ad adattarsi a questa Storia che continua a travolgerlo; non riesce soprattutto a capire che senso abbiano avuto le sue convinzioni, le sue scelte, le sue sofferenze.
Il regista Wolfgang Becker lo fa con tratto leggero, fra tragedia e commedia.
La protagonista vive nella DDR e, come la Rita di Christa Wolf ne Il cielo diviso pur amandolo non ha seguito il suo Manfred nella fuga, così anche Christiane ha creduto nel socialismo tanto da non raggiungere il marito che ha profittato di un viaggio di lavoro per restare in occidente. Ha cresciuto da sola i suoi figli ed ha partecipato con onestà alla vita collettiva.
Proprio nei mesi fatidici del 1989 ha un infarto ed entra in coma; quando otto mesi dopo si riprende, tutto nel suo ambiente e nel suo paese è cambiato. Il figlio, per paura che le novità e il crollo del mondo in cui ha creduto, sia fatale alla madre, ricostruisce per lei un ambiente fittizio, del tutto simile a quello cui era abituata. Non sono poche le difficoltà e le persone che deve coinvolgere per dare credibilità alle sue finzioni.
Non pochi gli oggetti che prendono rilievo come caratteristici del regime passato e introvabili, subito soppiantati dai prodotti occidentali che hanno invaso il mercato. Anche la grande statua di Lenin sfila scomparendo, come in altri celebri film
«Good Bye, Lenin!» lo si può vedere anche in rete, nella versione tedesca con sottotitoli in inglese
Il film ha avuto enorme successo in Germania così come la serie Tv della ZDF «Ostalgie show», per l'equilibrio con cui veniva trattato un momento storico difficile per tutte le persone coinvolte.
E se andate a Berlino, o fate acquisti in rete, ancora oggi potete comprare prodotti tipici della Germania dell'est all'Ostpaket, un negozio specializzato che ricalca nel nome il ricordo dei pacchi che venivano spediti da occidente - Westpaket - ai parenti della zona orientale.
La durezza di un regime è attestata, la onnipresente e terribile Stasi de Le vite degli altri (di Florian Henckel von Donnersmarck, 2006) non è un'invenzione da film: questa nostalgia da cosa nasce?