L'argonauta, il piccolo mollusco che vive lasciandosi trasportare dalle correnti.Un uruguaiano tranquillo, un impiegato 'normale', un po' pavido, passa le sue giornate sprofondato tra fascicoli anonimi legati con lo spago. Ogni venerdì pesca dal fondo una cartelletta qualunque e la piazza in cima, pronta per la firma ed il passaggio senza speranza ad un altro mucchio.Il ritmo monotono della sua vita si interrompe all'improvviso ed egli viene travolto dalla storia, dal rischio, dall'amore e si ritrova dall'altra parte del mondo, a Milano.È il racconto di quanto gli è successo rivolto ad uno psichiatra: scattano dalla pagina disegni onirici, metafore, quadri, sensazioni. Tanti sentimenti evocati per il dottore con cui il protagonista dialoga, a cui si rivolge spesso, anche ironizzando sulla sua professione. “La vedo mentre racconto. Con la coda dell'occhio la sorveglio. L'osservo mentre riempie pagine e pagine del suo blocchetto e ..crede finalmente di aver capito tutto e si congratula con se stesso.”.Sentimenti. L'amore, ma più di tutto la paura.Paura della milizia di una dittatura, la paura che ti fa aggrappare al braccio di uno sconosciuto per passare inosservata. “Schizzò fuori dal buio come un gattino spaventato e s'aggrappò al mio braccio, tremando.”Paura di non contare più nulla per la persona amata. La paura del codardo e quella dell'assassino per disperazione, la paura che si può toccare come un lenzuolo di gomma. La paura di scambiare due parole con un collega: è un informatore? un infiltrato?, intere pagine dedicate alla paura, mentre la memoria non dà tregua.“La memoria, Dottore, che brutta bestia la memoria.”La rabbia, di non esserci al momento del parto, alla nascita di quella che consideri tua figlia. “Dove sei? Dove sei andata a finire?..Non so perchè, ma non riuscivo a perdonarla..Mi sentivo un estraneo...sfrattato, cacciato fuori a spallate, a sorrisi, a colpi di gelida benevolenza.La gelosia. Maria Luisa il nome scelto in segreto per la bambina e il vero padre, Luis, che “è apparso un pomeriggio.” Come un fantasma. “E mi resi conto di essere diventato come invisibile. Di non esserci più. Di non esserci mai stato.”Il dubbio, l'impossibilità di vedere una traccia, di scegliere una strada piuttosto che un'altra, come una lepre abbagliata di notte resta lì impietrita dalla paura, nell'incertezza atroce, offrendo la sua gola al coltello.Lo straniamento. Migrare, lasciare il paese per andare in esilio: partire così è una cosa seria, si bruciano le navi. “Vivere con la valigia in mano aspettando il momento buono per tornare, paese dopo paese; invecchiare senza radici per poi scoprire che alla fine del viaggio non sei più capace di fermarti...che il posto che c'era non c'è più e non c'è più nemmeno quello che eri o credevi di essere quando sei partito.”La vita in esilio, le riunioni di 'paesani', rievocate con ironia ed affetto, che si sforzano di ricreare il clima dei paesi lontani (forse troppo realismo in queste pagine!). Recite patetiche e ripetute, sempre il ritrovarsi per mangiare, scambiare una parola nella propria lingua. Fino al ritorno della democrazia e delle scelte che comporta, comunque dolorose. Chi parte e chi resta. “Nessuno avrebbe mai creduto che il pensiero del ritorno fosse così doloroso.”La rabbia che subentra all'inquietudine di perdere la propria vita, sconvolta di nuovo dalla storia: “È finita, Julio. È finita.” Tornare? restare? Gli spazi che hai lasciato vuoti, altri li hanno subito colmati. “Un altro cammina sui tuoi passi per le strade che percorrevi ogni giorno.”Sentimenti e vicende. Espressi nella lettera al Dottore e in quelle che rimbalzano da Milano a Montevideo e viceversa, all'amico Mauricio, a Silvia/Estela.Conducono il lettore in un crescendo di sensazioni, raffigurano i sentimenti che possono travolgere la vita di una persona.
Il romanzo è presentato il 29 maggio 2009 nella trasmissione radiofonica della Rai regionale Cammei.