L'io narrante è un giovane uomo fuggito con i genitori quand'era ragazzo dalla Romania della dittatura. Ora vive in Svizzera e si è conquistato un buon lavoro, l'inquietudine però non lo abbandona e sente il bisogno di ritornare nel suo paese, lasciandosi alle spalle la posizione acquisita. In nome di un amore giovanile? Forse. Per prima cosa però va a cercare uno dei contadini narratori che frequentava da giovane e da cui raccoglieva religiosamente le antiche storie tradizionali. Arriva così in una località termale, in decadenza e fuori dal mondo.
Due fratelli lavorano la terra per uno zio avido, che non lascia loro niente nemmeno in eredità. Sono così costretti a seguire la strada di moltissimi italiani specie alla fine della guerra: emigrare. Tanto più che vivono in Istria e sono oggetto delle aggressioni da parte dei contadini slavi dell'interno del paese. E' il dolore grande di lasciare non solo patria, casa, affetti, ma la terra stessa, quelle zolle coltivate, quelle vigne. Non c'è un'altra terra come quella!
Descrizione di una vita vista per inquadrature, fotogrammi che la ricostruiscono dettaglio dopo dettaglio. Situazioni, pensieri, citazioni: una vita può essere raccontata solo a pezzetti, per frammenti, tutto è importante e niente lo è. Si tratta di una paziente opera di ricostruzione di una identità che rischia di perdersi nell'esilio dopo la fuga dalla Jugoslavia, un viaggio nella memoria che bizzarramente archivia piccoli fatti che sembrano casuali, ma hanno una legittimità profonda. Foto verbali, memories stones.
Nella Merano del 1939 tutti devono scegliere: restare tedeschi o diventare italiani. La famiglia del racconto decide di essere fedele alla sua identità ed emigra in Austria. Ma quanto è stata libera nella scelta e con quali conseguenze?
Il protagonista è un ragazzino che dall'Austria si reca in Svizzera dove ha ottenuto il privilegio di studiare in un collegio. Il testo esprime la sua solitudine lontano da casa, la timidezza per la povertà che lo costringe a restare anche d'estate. Sono i giorni sempre uguali nella casa della regola, fusi in una massa unica, nel silenzio obbligato, con un senso di freddo e di estraneità. "Ero il più piccolo e avevo i capelli lunghi. E inoltre ero l'unico straniero. Dovevo avere un odore diverso".
La colta e sensibile donna indiana, che vive a Londra dall'infanzia, si nasconde sotto vesti da barbona. Insicura, rifiuta di vivere il suo ruolo sociale di moglie e di madre in un annichilimento dolente delle sue capacità. Si muove come spettatrice curiosa ed ironica, ma butterà alla fine la maschera dietro cui si ripara, per affrontare ancora la mostruosità del razzismo sempre presente.
Sono otto racconti che aprono una finestra su Kingston e sulla sua popolazione, sull'interdipendenza tra l'isola e l'Inghilterra o gli Stati Uniti, tra chi resta e chi emigra; tensioni sociali e politiche trasmesse con le emozioni di individui veri. Nonne che allevano i nipoti quando le madri emigrano e a volte li lasciano per sempre. Bambine intelligenti e bellissime falciate dalla criminalità violenta del ghetto in cui vivono. Camere troppo piccole dalla cui miseria non si riesce ad evadere. Velleitari desideri di reagire alla politica di colossi come gli Stati Uniti.
E' la storia, in parte autobiografica, di Xuela, di madre cariba e di padre per metà scozzese, ricostruita attraverso le figure dei familiari e dei suoi rapporti con loro. La protagonista supera prove molto dure, ma non è una sconfitta, anzi legge con chiarezza il proprio destino e l'identità del popolo, rimescolato dalla storia, che abita la sua isola.
Tre vite diverse sono dominate dalla stessa necessità e unite nello stesso destino. Tre disperati senza terra cercano di sfuggire alla povertà in cui li costringe la loro condizione di Palestinesi. Il sogno è riuscire ad entrare nel ricco Kuwait per cercare un lavoro di qualsiasi tipo e così conquistarsi un futuro migliore. Un camionista, anche lui con una sua sofferenza, offre loro l'opportunità di passare clandestinamente la frontiera. Tra continui flash back la loro storia si avvia ad una cupa conclusione.
La Gran Bretagna è per la giovane Adah il miraggio della cultura e del progresso, fa di tutto per emigrarvi, come ha fatto di tutto per riuscire a studiare. Quando poi vi arriva scopre però di essere solo una negra e che per di più deve provvedere da sola a tutta la famiglia.