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Migritude. Un viaggio epico in quattro movimenti. Parte prima: quando parla il Sari: La Madre

Editore: 
Lietocolle edizioni
Luogo di edizione: 
Faloppio (CO)
Anno: 
2010
Traduttore: 
M. Matteini e P. Piccolo


Recensione: 

Poesia, teatro e reportage storico insieme, questo testo parla di politica, economia e linguaggio partendo dalla situazione dell'autrice e della sua famiglia e dei loro rapporti interpersonali. Sotto il dominio inglese molti asiatici avevano migrato in altri luoghi del vasto impero, ma sempre con la sensazione di dover tenere pronta la valigia per fuggire. Shailja Patel ricorda questo passato coloniale, quando il kashmiri diventa cashmere, il mosuleen muslin ed ai tessitori indiani sono mozzate le dita, parla della rivolta Mau Mau tra il 1952 e il 1960, del genocidio che non appare nei libri di scuola, compiuto dagli inglesi nel 1963 quando nella guerra di indipendenza del Kenia muoiono 100 bianchi e 300.000 africani, del persistere di questa mentalità colonialista anche in anni recenti, quando durante le esercitazioni militari inglesi tra il 1965 e il 2001 vengono violentate centinaia di donne keniote. Questa prima parte del suo lavoro è dedicato alla Madre, una donna che ha sacrificato con energia se stessa e il marito, sempre al lavoro con le sue mani callose di meccanico, per dare un'educazione di prim'ordine ed un futuro alle tre figlie. A Londra la madre porta i loro beni, gioielli, beni facili da nascondere e trasportare, accumulati per il futuro delle figlie nella cassetta di una banca. Sempre con la paura che succeda come nella vicina Uganda quando il dittatore Idi Amin ha cacciato l'intera popolazione asiatica derubandola di tutto (1972). Anno dopo anno misura e valuta lo scellino keniota nel cambio con la sterlina, l'amore si esprime in sterline data l'incapacità dei genitori di esprimere a parole il loro affetto, ma non smettono mai di perseguire questo obiettivo di ascesa per le figlie: “eccoli che arrivano ingobbiti sopra il carrello dei bagagli i nostri piccoli feroci fragili accaniti indomabili genitori” La madre, timorosa per la debolezza che dà loro l'essere nate donne, aspira alla loro sicurezza economica e sociale, vuole che si sposino e mantengano la tradizione, qui simboleggiata dal sari e dal modo di indossarlo. L'autrice invece lo rifiuta: 'non metterò mai abiti che mi impediscano di correre o difendermi' e delude tutte le aspettative della madre. Il suo compito, impellente, è quello di raccontare, la sua storia personale e quella del suo paese, le vicende e la vita dei migranti. “qualcosa sta spaccando le pareti dei miei vasi sanguigni qualcosa mi sta martellando dentro salendomi per la gola come un vulcano pronto ad esplodere finalmente capisco perché sono poeta.” bilingue italiano-inglese

Autore della recensione: 
Maria Rosa Mura