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Tempo di seconda mano. La vita in Russia dopo il crollo del comunismo

Editore: 
Bompiani
Luogo di edizione: 
Milano
Anno: 
2014
Traduttore: 
Nadia Cicognini e Sergio Rapetti


Presentazione: 

 Anche in questo testo il metodo della scrittrice è lo stesso di sempre: disporsi all'ascolto, prendere appunti, raccogliere i racconti e le parole di decine di uomini e donne. È la sua capacità di ascolto il fondamento del suo lavoro, la sua empatia che spinge le persone a confidare i segreti più dolorosi, ad affidarli a chi li possa consacrare con la sua penna.

Vengono così riportate con fedeltà (serena ma non indifferente) "voci di strada e conversazioni in cucina" che coprono l'arco di vent'anni, divise in due blocchi: 1991-2001, 2002-2012, con narratori di ogni fede, posizione politica, origine e ruolo sociale, vittime e carnefici nell'epoca storica che hanno attraversato. Un coro che in più di 700 pagine ricostruisce la grande Storia di un grande paese attraverso le storie personali, le convinzioni, la vita quotidiana delle persone, dalla esaltante utopia comunista con i suoi orrori al trauma del crollo dell'Unione Sovietica, alle guerre e alle migrazioni interne, alla miseria dell'epoca attuale con il denaro come unico valore, alla esaltazione retorica putiniana della nuova Russia.

Il libro è arricchito da un ricco apparato di note a cura dei traduttori e da una cronologia 1917-2014.

Pagine di...: 

 RAZZISMO

'Ho stretto amicizia con un tagiko. Il suo nome è Said. È bello come un dio! A casa sua faceva il medico, qui lavora in un cantiere. Sono cotta di lui. Che cosa possiamo fare? Quando ci incontriamo, passeggiamo insieme nei parchi o andiamo da qualche parte fuori città per non incontrare nessuno dei miei conoscenti. Ho paura dei miei genitori. Mio padre mi ha avvertito: 'Se ti vedo con un "muso nero" sparo a tutti e due. Che lavoro fa mio padre? È musicista. Si è diplomato al conservatorio..." pag. 561

A PROPOSITO DI UNA SVENTURA NON TUA CHE DIO TI HA DEPOSTO SULLA SOGLIA DI CASA, pag. 550-571, l'immigrazione dei tagiki a Mosca dopo la guerra civile nel loro paese.